Qualche cenno storico…
Il 27 Gennaio 1945 i prigionieri del campo di sterminio di Auschwitz vengono liberati dall’Armata Rossa Sovietica. Nel campo vengono trovati ancora vivi circa 8.000 prigionieri.
Auschwitz era un campo di concentramento (Konzentrationslager) situato in Polonia (a nord-est di Cracovia) con Birkenau, un campo di sterminio (Vernichtungslager), e Monowitz, un campo di lavoro, erano i tre campi più grandi costruiti durante l’occupazione tedesca della Polonia (1939-1945). Altri 45 campi minori erano sparsi per tutto il territorio.
Dalla fine del 1940 è messa in atto la “soluzione finale della questione ebraica”(Endlösung der Judenfrage) che porta allo sterminio sistematico della razza ebraica: l’Olocausto.
Ma come si è arrivati a tanto? Come è stato possibile?
Il 30 Gennaio 1933 Adolf Hitler riceve la nomina di cancelliere, questo avviene dopo anni di una sua politica che promette di modificare gli assetti del potere non soltanto in Germania ma nel mondo intero. La paura di una presa di potere del partito comunista tedesco fa sì che grandi industriali finanzino la sua campagna elettorale. Nello stesso anno il partito comunista viene messo fuori legge insieme ad altri partiti progressisti. Gli antifascisti (250.000) vengono rinchiusi in campi di concentramento e dal 1933 al 1939 ne vengono decapitati con l’ascia oltre 32.000.
Inizia in questo periodo la persecuzione degli ebrei e con le “leggi di Norimberga”, nel 1935, vengono effettivamente messi al bando.
Sempre nel 1935, Hitler crea la Wehrmacht, la sua armata. Il 12 marzo 1938 Hitler ordina all’esercito tedesco di occupare l’Austria; sei mesi dopo la Wehrmacht occupa una parte della Cecoslovacchia e infine, rompendo il trattato di München del 29 Marzo 1938, anche la Cechia e la Moravia (15 Marzo 1939).
Il 1 settembre 1939 l’armata tedesca invade la Polonia. Vengono consumati crimini di ogni tipo: espropriazioni di case, distruzione e furto di valori culturali, sterminio biologico di nazioni, persecuzioni per cause politiche, religiose e razziali, arresti, torture ed esecuzioni di massa dei prigionieri, bombardamenti di città e villaggi.
Durante la seconda Guerra Mondiale, Hitler dispone di oltre un migliaio di campi e sotto-campi di concentramento.
I campi di sterminio:
Auschwitz
Costituito il 20 maggio 1940 nelle vicinanze di Cracovia (Polonia), il campo venne concepito sin dall’inizio come campo di concentramento e di sterminio, dotato di camere a gas e forni crematori.
Era costituito da 32 edifici che dovevano ospitare almeno 100.000 persone, più avanti si aggiunsero altre baracche, cucine, magazzini, caserme, strade, raccordi ferroviari. Accanto ad Auschwitz sorsero successivamente i campi di Birkenau o Auschwitz II e Monowitz o Auschwitz III.
La manodopera veniva sfruttata in favore di grandi industrie tedesche, come la IG Farben e le Officine Chimiche Buna-Werke; i deportati dovevano essere sostituiti continuamente da nuovi arrivi poiché la denutrizione, il clima e la fatica li decimavano in pochi mesi.
I convogli provenienti dai paesi occupati venivano aperti sulle rampe del Lager e sui trasposti veniva attuata la prima selezione: uomini e donne non più atti al lavoro, bambini e donne con bambini piccoli venivano avviati subito alle camere a gas, dove dalle finte docce invece dell’acqua usciva lo Zyklon B, potente veleno prodotto dalla IG Farben. Per chi non veniva ucciso all’arrivo, il lavoro massacrante, la sottoalimentazione, il clima rigido, le malattie e le punizioni continue riducevano la sopravvivenza media dai 3 ai 6 mesi. Non sempre il crematorio riusciva a smaltire i cadaveri del giorno e allora questi venivano bruciati in grandi cataste all’aperto.
Progettato per sfruttare la manodopera e procedere allo sterminio soprattutto degli ebrei, ad Auschwitz venivano fatti anche esperimenti pseduoscientifici sui deportati, ridotti a cavie umane, su cui venivano iniettati virus e vaccini, procurati aborti, trapiantati organi e studiata la sopravvivenza in condizioni atmosferiche disumane.
Solo in questo Lager le vittime furono oltre 1.300.000, in maggior parte ebrei, ma anche polacchi, rom, internati politici, prigionieri di guerra sovietici e di altre nazionalità.
Il 27 gennaio 1945 l’armata sovietica entrò nel campo, in gran parte evacuato dalle SS, e trovò solo 8.000 sopravvissuti in gravi condizioni fisiche
Belzec (circa 121 km a sud-est di Lublino)
Istituito il 17 marzo 1942 nella zona di Lublino come campo di sterminio.
Nel Lager I trovarono posto gli alloggiamenti per il personale, gli ebrei, il deposito del vestiario e degli oggetti tutti di prigionieri.
Nel Lager II gli impianti di gassificazione, all’inizio per mezzo del Zyklon B, poi per motivi di economia con lo scappamento di un motore diesel.
Nel maggio del 1942 si costruì un edificio comprendente 6 camere a gas dove potevano essere uccise 1.500 persone alla volta. Si calcola che almeno 600.000 deportati furono uccisi; inizialmente i corpi venivano interrati in grandi fosse comuni, poi cosparsi di benzina e dati alle fiamme su bracieri appositamente costruiti con binari ferroviari.
Nel dicembre del 1942 il campo cessò di funzionare; nella primavera del 1943 i tedeschi cercarono di far scomparire ogni traccia di quello che era rimasto del Lager.
Bergen Belsen (a nord di Hannover) – vi morì Anne Frank
Costituito il 22 aprile 1943 a nord di Hannover nella brughiera di Lϋnenburg.
In origine i baraccamenti già esistenti vennero trasformati in caserme dove nel 1941 vennero alloggiati prigionieri russi, decimati in seguito da una epidemia di tifo.
Bergen Belsen nel 1943 divenne Lager, le SS inquadrarono circa 500 deportati poi sostituiti da altri perché inadatti al lavoro.
Nel 1944 un migliaio di ebrei ungheresi vennero imprigionati con l’intenzione di scambiarli con prigionieri di guerra tedeschi che si trovavano nelle mani degli Alleati, ma il progetto non fu mai realizzato.
A Bergen Belsen arrivarono deportati da altri Lager soprattutto donne, ma le condizioni di vita erano insostenibili: da febbraio a marzo 1945 morirono circa 25.000 delle 63.500 deportate, altre 19.000 non poterono essere salvate neppure dopo la liberazione del campo avvenuta il 15 aprile 1945.
A Bergen Belsen fu deportata anche Anna Frank, che morì pochi giorni prima della liberazione.
Bolzano
Costituito come campo di raccolta e di transito nel 1944 a Gries-Bolzano, lungo la via Resia, e progettato per 1.500 prigionieri, con un Blocco esclusivamente femminile e 10 baracche per gli uomini, venne ampliato tanto da poter ospitare circa 4.000 prigionieri.
Il campo era gestito dalle SS di Verona: qui furono internati politici, partigiani, ebrei, zingari e prigionieri alleati. C’erano inoltre donne familiari di perseguitati, antifascisti, slavi, zingari, bambini provenienti da famiglie già deportate per motivi razziali.
Le condizioni di vita erano massacranti, i tempi di lavoro impossibili, oltre alle torture e alle esecuzioni.
Numerosi trasporti per i Lager del Reich partirono da questo campo.
A Bolzano fu molto attiva l’organizzazione di Resistenza sostenuta anche da supporti esterni; il 29 e 30 aprile 1945 i deportati furono liberati e il Lager chiuso, mentre le SS abbandonarono il campo.
Borgo San Dalmazzo
Oggi non resta più traccia materiale del PolizeihaftLager di Borgo San Dalmazzo, presso Cuneo, che funzionò come campo di raccolta di ebrei, italiani e non, tra il 18 settembre 1943 e il 21 novembre dello stesso anno; e poi – sotto controllo repubblichino – dal 9 dicembre al 13 febbraio 1944. Da questo Lager passarono circa quattrocento persone, delle più diverse nazionalità europee.
Di lì, la gran parte ebbe come meta finale Auschwitz, altri furono avviati a Buchenwald. Gli italiani, tra coloro che subirono la deportazione in campo di sterminio, furono una stretta minoranza; gli altri, accomunati dalla persecuzione razziale, pur con la prevalenza di polacchi e francesi rappresentavano un po’ tutte le nazionalità europee: ungheresi, greci, tedeschi, austriaci, rumeni, russi.
Il campo era collocato in una caserma degli alpini intitolata ai “Principi di Piemonte”, a poca distanza dalla stazione ferroviaria e all’imbocco delle valli Gesso e Vermenagna. Oggi solo due epigrafi, a memoria degli eventi che si svolsero in quei mesi, ricordano la detenzione e la partenza dei convogli per Auschwitz, dopo il passaggio in altri campi di transito francesi (Drancy) o italiani (Fossoli e Bolzano).
Buchenwald
Costituito il 16 Luglio 1937 vicino a Weimar; in questo campo fu sperimentato e applicato con determinazione lo sterminio attraverso il lavoro.
I deportati costruirono il campo, le strade, le varie installazioni, vennero inoltre impiegati come mano d’opera nei comandi esterni. Malgrado a Buchenwald non ci fossero camere a gas la mortalità molto elevata era dovuta ai maltrattamenti, alle torture, agli esperimenti medici e al lavoro massacrante.
Nella primavera del 1940 entrò in funzione il primo forno crematorio.
Qui, a seguito di un bombardamento dell’agosto 1944, morì anche Mafalda di Savoia, secondogenita del Re Vittorio Emanuele III.
Fra i deportati vi furono numerosi dirigenti politici che favorirono i contatti fra le diverse nazionalità, tanto da costituire una forte solidarietà con la quale fu possibile aiutare i più deboli e talvolta salvare dalla morte alcuni che le SS avevano deciso di eliminare per futili motivi. Si calcolano 80.436 deportati.
Nacque un comitato clandestino internazionale che riuscì a costituire un’organizzazione militare, grazie anche al coraggio di quei deportati che lavorando in fabbriche d’armi prendevano di nascosto i pezzi per poi assemblarli.
Nei primi giorni di aprile 1945, quando le SS decisero di sgomberare il campo, il comitato clandestino internazionale, con una emittente costruita in segreto, riuscì a contattare gli americani che avanzavano nella zona, incitandoli a intervenire nel campo, mentre veniva ordinata l’insurrezione generale.
Il 13 aprile 1945 gli americani arrivati a Buchenwald, trovarono il campo già liberato dai deportati e gestito democraticamente dal comitato internazionale.
Chelmno (fra Poznan e Varsavia)
Campo di sterminio, costruito l’8 dicembre 1941 fra Poznan e Varsavia.
Questo Lager fu ideato per lo sterminio di massa, nell’ambito della “soluzione finale” contro gli ebrei. I deportati venivano messi in camion attrezzati e per mezzo del gas prodotto dal tubo di scappamento venivano soppressi.
Dagli archivi delle SS si legge che “nel giro di sei mesi tre di questi camion hanno trattato 97.000 pezzi senza inconvenienti”. Le vittime furono circa 360.000, tra cui parte della popolazione civile proveniente da Ridice, villaggio cecoslovacco raso al suolo.
I nazisti prima di abbandonare il campo fecero sparire le tracce delle loro imprese, spianando il terreno e piantando alberi sulle fosse comuni.
Chelmno fu sgomberato nel gennaio 1945.
Dachau
E’ stato il primo campo di concentramento aperto il 20 marzo 1933, nelle vicinanze di Monaco.
Una vecchia fabbrica di munizioni della prima guerra mondiale accolse dirigenti e funzionari dell’opposizione: infatti in un primo tempo questo Lager venne indicato come luogo di “rieducazione politica”, in seguito divenne luogo di detenzione e di lavoro.
A Dachau si creò presto un clima di terrore, provocato dai molti eccidi e dal lavoro forzato. Il forno
crematorio di Dachau testimonia l’elevata mortalità che i maltrattamenti, le epidemie, la fame e il freddo causarono tra i deportati, tra cui molti religiosi, cattolici e protestanti.
Il campo fu liberato dagli americani il 29 aprile 1945, dei più di 200.000 deportati quel giorno solo in 32.000 erano ancora in vita, pur se in condizioni disperate.
Dora-Mittelbau (20 km da Nordhausen)
Costituito il 10 settembre 1943 vicino a Nordhausen, dopo la distruzione della base aerea di Permenunde da parte degli Alleati, dove si sperimentavano e si fabbricavano i missili di Von Braun.
Vennero adattati due tunnel collegati da numerose gallerie che tramite una ferrovia interna permettevano il trasferimento dei pezzi nella sala di montaggio; nell’agosto del 1944 furono scavati nuovi tunnel per favorire la produzione dei missili V1 e V2.
I deportati venivano sistemati nelle caverne, dove erano impiantate anche le officine, e dormivano in nicchie costruite nei tunnel; le ore di lavoro erano pesanti, mancava la ventilazione, l’illuminazione, l’acqua e qualsiasi servizio igienico. Alcuni di loro vissero per mesi in galleria senza mai uscire all’aria aperta.
Anche i militari italiani deportati in Germania furono destinati in questo campo; i deportati a Dora furono circa 138.000, di cui 90.000 morirono.Malgrado le tragiche condizioni i deportati organizzarono un movimento di resistenza clandestino che si occupava soprattutto dei sabotaggi impedendo la realizzazione dei missili, facendo così ritardare la loro fabbricazione.
Dora venne liberato dagli americani il 15 aprile del 1945.
Flossenbürg
Il campo fu costituito il 16 maggio 1938 vicino a Norimberga; un migliaio di deportati fu distaccato da Dachau per costruire il Lager che fu poi continuamente ingrandito.
I prigionieri venivano utilizzati nelle cave per l’estrazione del granito e il lavoro forzato era redditizio per le SS così come per le industrie private che prendevano a noleggio i detenuti.
Successivamente il Lager entrò nel circuito dell’industria bellica espandendosi in un centinaio di campi esterni, in grado di ospitare vere e proprie fabbriche sotterranee di armamenti e munizioni.
Un terzo della produzione degli aerei da combattimento delle officine aeronautiche Messershanit (1944) provenivano da Flossenbürg. Il freddo, la fame e le ipodermie trasformarono Flossenbürg in un campo di sterminio.
Venne anche utilizzato per esecuzioni in massa di deportati e vi furono giustiziati anche coloro che parteciparono al complotto contro Hitler del 20 luglio 1944.
Dai registri ritrovati risultano immatricolati 96.716 deportati di cui circa 30.000 non sopravvissero alle sevizie, al lavoro, alle esecuzioni e alle prescrizioni.
Il campo fu evacuato il 20 aprile 1945, gran parte dei detenuti morirono prima dell’ingresso delle forze armate americane il 23 aprile 1945.
Fossoli
Campo di internamento e transito, destinato per la maggior parte a deportati ebrei, sorse nelle vicinanze di Carpi (Modena).
Il campo era costituito da blocchi in muratura, pavimento in mattoni e tetto in legno, circondati da un duplice reticolato percorso da corrente ad alta tensione; alcune baracche erano adibite a cucine, infermeria e laboratori dove lavoravano molti detenuti; c’erano anche una falegnameria, una sartoria e calzoleria.
A Fossoli vennero internati ebrei e politici italiani; il cibo insufficiente, una severa disciplina, parassiti, promiscuità, casi di uccisioni a sangue freddo, l’incertezza del domani resero la vita nel campo di Fossoli molto dura.
Il primo convoglio di 600 ebrei partì il 22 febbraio ’44 verso Auschwitz, fra questi c’era anche Primo Levi. Dalle testimonianze raccolte si evince che un migliaio di persone erano sempre presenti nel campo, soggette alle periodiche deportazioni nei maggiori Lager. Il 12 luglio 1944 furono fucilati 67 prigionieri, tutti di alte personalità politiche.
In seguito all’avvicinarsi del fronte, al pericolo dei bombardamenti e all’intensificarsi delle azioni partigiane, le SS decisero nel novembre del ‘44 di chiudere il campo.
Gross Rosen
Costituito il 2 agosto 1940 a 60 km da Breslavia (Polonia), il campo venne creato per lo sfruttamento di alcune cave di pietra; qui le SS noleggiavano la manodopera fornita dai deportati alla Dest, Deutsche Erd und Steinwerke, per lo sfruttamento delle cave di terra e argilla; i sottocampi esterni furono un centinaio circa.
A Gross Rosen il tasso di mortalità era tanto alto che il crematorio risultò insufficiente e venne installato un impianto di grande capacità a 4 bocche.
Circa 200.000 deportati passarono da questo campo e ne morirono circa 75.000.
Gross Rosen fu liberato il 14 febbraio 1945 dall’armata sovietica.
Harteim
Nei pressi di Linz, il castello di Harteim era inizialmente una casa di cura per malati di mente, ma nel 1940 il luogo venne finalizzato all’eliminazione sistematica dei malati di mente e dei disabili, soppressi con gas venefico e con altre tecniche crudeli, all’interno del Progetto eutanasia Aktion T4.
Successivamente ad Harteim furono assassinati anche prigionieri politici. La camera agas funzionò in due distinti periodi per l’eliminazione dei detenuti di Mauthausen e di Gusen, dall’agosto 1941 al febbraio 1942 e dall’aprile al dicembre 1944.
Anche da Dachau furono inviati nel 1942 nel Castello di Harteim 3.166 malati di mente, per essere eliminati nelle camere a gas.
Majdanek
Campo di sterminio istituito il 21 maggio 1941 a circa 3 km da Lublino; fu adibito in parte per accogliere componenti della popolazione polacca in parte per rinchiudervi prigionieri sovietici.
Secondo gli ordini di Himmler la polizia e le SS di Lublino predisposero un Lager capace di ospitare tra le 20.000 e le 50.000 persone, impiegate in lavori di costruzioni e di officina.
Nel 1942 il Lager venne ingrandito, l’area dei deportati fu divisa in 5 campi, ciascuno composto da 22 baracche per gli alloggiamenti e 2 per i servizi.
A partire dal 1942 entrarono in funzione due camere a gas, che più tardi divennero sette e vi si trovavano diversi forni crematori. Si calcola che qui morirono circa 800.000 persone.
Oltre 50 nazionalità passarono da questo campo, tra cui catturati dopo l’8 settembre 1943 e qui uccisi.
L’armata sovietica liberò il campo il 23 luglio 1944.
Mauthausen
Costruito il 1° agosto 1938 vicino a Linz (Austria).
Il Kommando destinato a costruire il campo era composto da deportati provenienti da Dachau.
Nel 1939, finiti i lavori per la costruzione del campo, si iniziò lo sfruttamento della cava di pietra alla quale si accedeva attraverso la famigerata “scala della morte”.
In poco tempo intorno a Mauthausen sorsero 49 sottocampi: Ebensee con le officine per la produzione di cuscinetti a sfera; Gusen 1 nelle cui gallerie a fianco della collina venivano riparate le carlinghe di aerei Masterschmitt; Gusen 2 dove si fabbricavano armi; Gusen 3 dove c’era una fabbrica di laterizi. Per alimentare questi sottocampi si fecero affluire da altri campi migliaia di deportati di ogni nazionalità, fra i quali molti italiani (circa 8.000).
Data l’alta mortalità nel maggio del 1940 entrò in funzione il forno crematorio e nel 1941 la camera a gas. Fu inoltre luogo di passaggio per tutte le vittime selezionate per il Progetto eutanasia T4 che veniva praticata nell’istituto psichiatrico di Harteim.
Malgrado il regime di terrore, nel campo si sviluppò un movimento di resistenza fatto di solidarietà, di aiuto e di sabotaggio. All’avvicinarsi del crollo del regime si costituì un comitato clandestino internazionale che aveva come scopo la salvezza dei superstiti.
Con l’avanzare delle truppe alleate i nazisti evacuarono i campi più a Est e i deportati furono avviati a Mauthausen dove li aspettavano le camere a gas, le fucilazioni, i massacri.
Il numero dei deportati in questo campo è di 197.464, alla liberazione vi erano circa 66.500 superstiti.
La Terza armata americana raggiunse Mauthausen il 5 Maggio 1945, ma il campo era già stato liberato dal comitato clandestino internazionale.
Natzweiler-Struthof
Costituito il 21 maggio 1941 a 50 km da Strasburgo, previsto per ospitare 1.500 persone, già nel 1944 ospitava più di 8000 deportati, in gran parte francesi, lussemburghesi, olandesi, tedeschi, russi, polacchi e anche italiani.
In questo campo si svolsero esperimenti pseudoscientifici per accertare gli effetti del tifo petecchiale e di altre malattie infettive.Furono anche sperimentate diverse combinazioni di gas tossici e letali.
Vi era installata una camera a gas e si calcola che vi siano arrivati circa 15.000 deportati.
Un movimento di resistenza clandestino denominato “Alliance” venne scoperto poco prima che il campo fosse sgomberato; circa 200 patrioti furono impiccati, altri avviati verso altri campi catturati dopo l’8 settembre 1943 e qui uccisi.
L’armata sovietica liberò il campo il 23 luglio 1944.
Neuengamme
Il campo fu costruito il 19 dicembre 1938 vicino ad Amburgo; il luogo fu scelto per potenziare una vecchia fabbrica di mattonelle alimentata dall’argilla.
Qui si svolgeva il lavoro forzato dei deportati, i primi provenienti dal campo di Sachsenhausen. Oltre al lavoro nella fabbrica di laterizi, i deportati vennero impiegati nei lavori di bonifica nell’estuario dell’Elba; più tardi sorsero anche fabbriche di materiali bellici (armi ed esplosivi).
Nell’inverno del 1941 un’epidemia di tifo provocò una mortalità assai elevata, circa 120 decessi al giorno. Nello stesso anno arrivarono al campo un migliaio di prigionieri di guerra sovietici, nessuno dei quali sopravvisse. L’ultimo massacro di 7.000 deportati avvenne il 3 maggio 1945, pochi giorni prima della fine della guerra.
Il numero accertato delle vittime di questo campo è valutato intorno ai 50.000 detenuti.
Il campo fu liberato dall’armata inglese.
Ravensbrü
Nel tardo autunno 1938, 500 prigionieri del campo di concentramento di Sachsenhausen furono trasportati verso il Mecklemburgo per iniziare, sulle rive del lago Schwed, 80 Km a nord di Berlino, la costruzione del più grande campo femminile in Europa.
Furono costruite inizialmente 32 baracche, numerosi uffici per amministrazione, e villini per le SS. Il campo venne nel tempo costantemente ingrandito con nuovi Block ed anche con insediamenti industriali; nel 1942 la ditta Siemens-Werke di Berlino fece costruire un vero e proprio campo con 20 capannoni per la produzione di materiale bellico di alta precisione e le baracche per le deportate sottoposte al lavoro coatto nella fabbrica.Negli anni 1939-1945 furono internati circa 130.000 donne e bambini di 20 nazioni, 20.000 uomini in un campo limitrofo e 1.200 ragazze nello JugendLager (propriamente Lager della gioventù), oggi denominato Uckermark (nome dell’area geografica) ai margini del Lager principale di Ravensbrück.
Nello JugendLager, già costruito tra il 1941 e il 1942, come campo di recupero giovanile per minorenni di sesso femminile (dai 16 ai 21 anni), vennero rinchiuse inizialmente ragazze definite ‘asociali’, in realtà giovani donne ragazze-madri, orfane adottate da famiglie tedesche nelle quali le ragazze non avevano trovato l’accoglienza desiderata o comunque donne dal comportamento non conforme a quanto previsto dalla dottrina nazista; l’area di tale campo conobbe in seguito una temibile evoluzione perché dedicata allo sterminio. Infatti nel gennaio del 1945 sette baracche del campo di Uckermarck vennero separate dal resto degli edifici con filo spinato e postazioni di guardia, e utilizzate come campo di sterminio. I responsabili di Uckermark lavoravano insieme all’ “Istituto di Biologia criminale” fondato nel 1937 allo scopo di combattere i “nemici della comunità”.
Le ragazze furono divise e selezionate secondo i criteri della biologia criminale sostenuti da Robert Ritter e Eva Justina in un sistema a tre livelli che doveva garantire “il mantenimento della stabilità ereditaria del popolo tedesco” e “l’individuazione di tutte le combriccole criminali”.
Lo scopo era l’isolamento e l’annientamento pianificato di quella parte della società considerata “inferiore ed asociale”. L’ampliamento del fronte di guerra impose al governo tedesco l’incremento della mano d’opera per l’industria degli armamenti e Ravensbrück, come gli altri campi, divenne
progressivamente, da luogo di rieducazione e di punizione per donne tedesche (oppositrici politiche, detenute comuni, disabili, ebree, testimoni di Geova), a campo di lavoro e di sterminio per mezzo del lavoro, delle camere a gas e degli stenti. Ma oltre a produrre mano d’opera, il noleggio degli internati costituiva anche un notevole profitto per la Germania;a Ravensbrück la tariffa per il noleggio delle detenute variava dai 4 ai 7 marchi al giorno che venivano pagati all’amministrazione delle SS. Dal gennaio 1944 al giugno 1944 la popolazione concentrazionaria raddoppiò pur restando inalterati tutti gli impianti e tutti i servizi, e la situazione nel campo divenne insostenibile. Nel 1942 iniziarono anche a Ravensbrück, nell’ospedale-infermeria, Revier, i primi esperimenti su cavie umane.
Sterilizzazioni, aborti, infezioni provocate, operazioni chirurgiche, tutte pratiche di cui esistono, oltre alle testimonianze, anche prove inoppugnabili. Nell’inverno del 1941-1942 venne effettuato il primo trasporto nero, 1600 donne anziane, malate o invalide furono inviate a Bernburg, presso l’”Istituto di igiene mentale”, per essere gassate. I trasporti neri continuarono fino all’aprile 1944, quando le SS organizzarono un proprio impianto di gassazione nel quale 6.000 donne e bambini persero la vita. Il 30 Giugno 1944 arrivò a Ravensbrück il primo trasporto di donne italiane. Verso la fine di aprile 1945, con l’avanzare delle truppe sovietiche, le SS evacuarono tutte le deportate sopravissute fino a
quel momento ed ancora in grado di camminare, in quella che fu definita la marcia della morte, ma furono raggiunti dai russi che impedirono questo ulteriore massacro.
Le truppe sovietiche il 30 Aprile 1945 liberarono il campo, dove erano stati abbandonati circa 3000 donne ammalate, alcuni uomini anch’essi ammalati e pochi bambini.
Risiera di San Sabba
Campo di internamento, di transito e di sterminio, costituito il 20 ottobre 1943 alla periferia di Trieste.
La Repubblica di Salò cedette ai nazisti nel settembre 1943 alcuni territori, Udine, Trieste ed il retroterra istriano e friulano, che chiamarono
Adriatisches Kustenland. Nel settembre del 1943 i nazisti arrivarono a Trieste per dare la caccia ai partigiani italiani e sloveni; dotati di pieni poteri imporranno in questa regione la legge di guerra del Terzo Reich.
Negli edifici di una pilatura di riso abbandonata fu istituito un PolizeiLager, diventato in seguito un vero e proprio KZ.
In minuscole celle venivano stipate le vittime delle razzìe, partigiani, antifascisti italiani e sloveni, ostaggi, ebrei, talvolta intere famiglie.
I prigionieri venivano uccisi individualmente con una mazza d’acciaio; altri erano assassinati con i gas di scarico di camion appositamente allestiti. I loro corpi venivano bruciati nel forno crematorio e le ceneri buttate in mare. Circa 5.000 furono i morti, mentre 25.000 furono avviati ai campi di sterminio.
Il 29 aprile 1945, reparti partigiani jugoslavi liberarono i pochi superstiti; i nazisti prima di abbandonare la Risiera avevano fatto saltare l’edificio del forno crematorio.
La Risiera di San Sabba, oggi monumento nazionale, fu l’unico campo di sterminio operante sul territorio italiano.
Sachsenhausen
Costituito il 12 luglio 1936 a pochi km a nord di Berlino, il campo era delimitato da un muro con 9 torri di controllo e da filo spinato ad alta tensione; in origine le baracche erano 68 ma in seguito se ne aggiunsero altre sino a un totale di 260.
Nel 1940 vennero costruiti 2 forni crematori, nel 1942 se ne aggiunsero altri 4, una camera a gas, fossati per le esecuzioni di massa e furono elevate 4 forche. Dal settembre al novembre 1941 vennero eliminati con il colpo alla nuca circa 18.000 prigionieri di guerra sovietici.
In questo campo si fecero esperimenti pseudoscientifici come la resistenza ai gas tossici, agli effetti di certi veleni, ai sonniferi, ai vaccini contro il tifo petecchiale e la tubercolosi, a infezioni diverse sperimentando nuovi farmaci.
Si calcola che i deportati di questo Lager siano stati circa 200.000, di cui circa 100.000 trovarono la morte.
I sovietici, all’alba del 22 aprile 1945, entrarono nel campo liberando i pochi superstiti, tutti in gravi condizioni.
Stutthof
Costruito il 2 settembre 1939 nelle vicinanze di Danzica.
Dopo l’invasione della Polonia i nazisti fecero costruire dai detenuti polacchi questo campo che originariamente era previsto solo come campo di lavoro e che in seguito divenne un vero e proprio luogo di massacro.
Oltre alle camere a gas, migliaia di individui furono assassinati a colpi di mitraglia prima ancora di entrare nel Lager. I deportati lavoravano in operazioni di sterro e sistemazione del territorio, ma anche nelle officine meccaniche e nei laboratori chimici di interesse bellico, nella costruzione di
aeroporti e nelle installazioni militari, appaltate dall’Organizzazione Todt.
Nel 1944 un’epidemia di tifo costò la vita a più di 5000 deportati.
Il Lager di Stutthof fu evacuato dall’armata sovietica il 25 gennaio 1945. Nei cinque anni della sua esistenza furono immatricolati 127.000 prigionieri, i morti registrati furono 85.000, ma non si è mai saputo quanti furono immediatamente uccisi al loro arrivo.
Sobibor
Campo di sterminio, costruito il 17 marzo 1942 vicino a Lublino (Polonia).
Questo campo fu costruito principalmente con l’obiettivo di sterminare gli ebrei provenienti dalla Polonia, dall’Austria, dalla Francia, dall’Olanda e dalla Cecoslovacchia.
Il Lager era suddiviso in sezioni: una adibita a laboratori (calzoleria, sartoria, panificio); un’altra attrezzata per le installazioni del massacro: il magazzino per il taglio dei capelli, la camera a gas, il crematorio. Spesso interi convogli passavano direttamente alla camera a gas; si calcola che qui morirono circa 250.000 deportati.
Nell’agosto 1943, seicento ufficiali russi entrarono nel campo, ma soltanto 80 sopravvissero.
Il 14 ottobre 1943 trecento deportati, guidati da un ufficiale russo, si impossessarono delle armi delle guardie e riuscirono ad evadere; gran parte di essi furono ripresi, solo una quarantina riuscì a raggiungere i partigiani nella zona e testimoniare gli orrori di Sobibor.
Dopo la rivolta il campo fu sgombrato e distrutto dalle stesse SS.
Terezin
Vicino a Praga, sede di un’antica fortezza, tra il 1941 ed il 1945 venne destinata dai nazisti a costituire un ghetto per gli ebrei. Nel 1942 vi erano stipati 29.000 ebrei, alla fine dello stesso anno il numero era salito a 55.000. Nel solo mese di settembre morirono circa 4.000 internati di malattie, fame e sfinimento; nello stesso periodo cominciarono le deportazioni verso i campi della morte di Auschwitz.
Il totale degli ebrei passati per Terezin è di circa 141.000, gran parte inviati a morire ad Auschwitz e in altri Lager. Fra di essi, 15.000 bambini fra i 7 ed i 13 anni imprigionati qui dai nazisti lasciarono una traccia della loro tragica esperienza in una serie di disegni e poesie recuperati dopo la
liberazione.
Treblinka
Campo di sterminio, costituito nel giugno 1942 nella circoscrizione di Varsavia.
Era diviso in tre sezioni: gli alloggi per i tedeschi, gli uffici, le baracche per gli ebrei che lavoravano.
Nella seconda sezione arrivava la ferrovia e si procedeva alla selezione. La terza sezione arrivò a contare 10 camere a gas, alimentate da motori diesel e i cui impianti furono potenziati nel 1942.
I cadaveri venivano gettati in fosse comuni, ricoperte poi di calce.
La maggior parte degli ebrei che giungevano in questo campo proveniva dal ghetto di Varsavia, altre decine di migliaia di deportati provenivano dalla Polonia, dall’Austria, dalla Cecoslovacchia, dalla Bulgaria, dalla Jugoslavia e dalla Grecia; gli zingari arrivarono a Treblinka con i loro stessi carri.
Dai dati esistenti si può affermare che oltre 900.000 furono le vittime di questo campo di sterminio.
A Treblinka il 2 agosto 1943, scoppiò una sanguinosa rivolta e alcune centinaia di deportati riuscirono a fuggire. Il campo fu chiuso alla fine di novembre del 1943 e le SS cercarono di distruggere i resti.
[tratto da www.deportati.it]