Luca Lo Presti: Lettere di viaggio 9.03.2013
Qui a kabul il surreale diventa reale e ciò che pare reale diviene irreale lo comprendo discutendo con un signore con cravatta gialla a puntini verdi che indossa una elegantissima giacca in tinta. Il signore in questione ritiene il lavoro delle piccole organizzazioni inutile dato che lui, impegnato nella cooperazione internazionale da anni, vede svanire ogni sforzo non appena la cooperazione lascia il paese. Dal principio mi arrabbio e il tono della mia voce già alterato da una raucedine cronica si fa cupo ma, poi, lo guardo bene e lascio perdere giacche’ evidentemente il suo reale rimane legato al mondo di quelli che sanno tutto e non hanno nulla da imparare. Vorrei raccontargli che occorre vivere tra la gente per capire, vorrei dirgli che non bisogna dare soldi restando rinchiusi in aree protette per fare sviluppo. Vorrei dirgli che alle persone occorre dare fiducia, amicizia e amore perché riprendano a costruire ma lui incalza sulla responsabilità dei governi e l’inutilità della spinta individuale dunque taccio.
Dentro di me penso che davvero e’ Inutile parlargli di consapevolezza che viene dal basso e di ascolto delle reali necessita dunque, gentilmente sorrido, lo saluto con una decisa stretta di mano e mi dirigo verso l’auto di Allawuddin che ci e’ venuto a prendere.
Mentre partiamo per dirigerci in ufficio e’ in corso un attacco suicida che ha come obiettivo il ministero della difesa che si trova a 500 mt da noi. Esplosioni e raffiche di mitra hanno colpito e ucciso 8 bambini. Bambini che vedevamo ogni giorno camminare tra le auto chiedendo pochi spicci in cambio di una preghiera. Bambini che questa guerra la vivono in prima persona e che mai incontreranno quel signore con la cravatta gialla a puntini verdi perché vivono in un mondo troppo lontano da lui.
Bambini che avevano dei sogni che oggi si sono infranti contro pezzi di lamiera esplosa.
Mentre tutto questo avviene arriviamo in ufficio Pangea dove 12 donne ci attendono indossando i loro abiti migliori perché oggi riceveranno i diplomi che le qualificano come parrucchiere, hanno seguito il corso che abbiamo inaugurato a giugno. Oggi il loro sogno si avverrà infatti, oltre al diploma riceveranno un prestito per poter iniziare la loro attività’. I loro sorrisi e la loro gioia cancellano tutto ciò che sino a questo momento ho vissuto e ascoltato ed e’ gioia.
Giornata strana questa che inizia conversando con un uomo con la cravatta gialla a puntini verdi che crede di essere in un palazzo di vetro a concettualizzare mentre a pochi passi da lui 8 bambini muoiono uccisi da una guerra che si decide negli stessi palazzi e che segue le stesse concettualizzazioni riguardanti i famosi effetti collaterali inevitabili per esportare la democrazia e, nel contempo, 12 mamme potranno dare un futuro ad almeno una ventina di bambini, i loro grazie al microcredito di una piccola organizzazione. Secondo quell’uomo con la cravatta gialla a puntini verdi lavoro inutile ma, lui, non e’ una di loro e, forse, ha problemi differenti rispetto a quelle migliaia di donne e bambini che Pangea ha seguito e segue da 10 anni senza aspettare che i governi si decidano ad ascoltare la voce delle persone.
Ora e’ sera e con la mente piena di questa giornata osservo i miei scarponi impolverati, guardo il volto degli amici e vedo Kabul. Vedo le luci tremule della sera accendersi sul dorso delle colline brulle, vedo veli azzurri che celano figure di donne gonfiarsi al vento. Vedo manti color della terra coprire volti bruni con folte barbe e riconosco un luogo dove il reale e il surreale non si distinguono ma negli sguardi si riconoscere l’amore per la vita e si trova la speranza mai spenta di poter vivere in un mondo in pace.
In silenzio ascolto i loro sguardi e spero di non indossare mai una cravatta gialla a pallini verdi.