Amare l’arte – Come possiamo sensibilizzare i nostri bambini all’arte? Come scegliere un’attività laboratoriale? Cosa dobbiamo valutare in un contesto educativo?
Tutto si può imparare. Ogni cosa si può conoscere, studiare, approfondire. I bambini crescendo acquisiscono abilità e competenze proporzionate all’età, alle opportunità, alle predisposizioni. Prima imparano a gattonare, poi a stare in piedi, a tenere l’equilibrio finché non iniziano a correre, saltare e fare mille acrobazie. Ciascuno scopre e coltiva interessi, passioni, talenti. Alcune di queste attività (come quelle fisiche) vengono coltivate e incrementate con la crescita. Mentre le attività didattiche e manipolative spesso si associano all’infanzia. L’idea di ritagliare, colorare, osservare, ‘stare’ non è utile solo quando si hanno meno di 6 anni. Né devono essere sostitutive dallo sport o dal cinema quando i bambini da infanti si fanno ragazzi. Posso coesistere come funzionali ad un completamento formativo utile e divertente anche da grandi. Ad ogni età è possibile avvicinarsi all’universo dell’arte e lasciarsi affascinare da sempre nuove e sorprendenti scoperte. Prima si comincia, meglio si lavora. Non per plasmare tanti potenziali artisti, quanto per sensibilizzare la persona alla storia, al gusto, ad una identità che da secoli ci appartiene. Ci si può avvicinare all’arte in tanti modi e a diversi livelli. Non per forza dobbiamo essere travolti dalla passione, quantomeno per familiarizzare con i codici, accettare la diversità di visioni e la pluralità di messaggi, per conoscere e per emozionarsi.
Imparare ad amare l’arte è come imparare ad andare in bicicletta!
Cosa occorre per imparare ad andare in bicicletta? Voglia di giocare, desiderio di conquista, esercizio per stare in equilibrio, perseveranza quando si cade. I genitori sono stati affianco ai propri figli sorreggendoli, incitandoli e consolando i fallimenti. Quanti adulti hanno insegnato ad un bambino ad andare in bicicletta pur non essendo campione di ciclismo!
Lo stesso principio vale per l’arte! Non occorre essere dei critici o degli storici dell’arte per insegnare ad amare l’arte. Occorre desiderio di conoscenza, esercizi di osservazione, perseveranza (se si rimane delusi da quello a cui partecipiamo) e la stessa voglia di giocare! La curiosità quando ci si approccia, continuità durante la crescita e esperienze multiple garantiscono la stimolazione di una sfera che collega continuamente l’individuo con il suo esterno, con un ritorno sotto forma di stimoli, associazioni, emozioni e conoscenza.
Uno degli esercizi che meglio giovano alla confidenza che possiamo creare con il mondo dell’arte è la FREQUENTAZIONE. A musei, siti, biblioteche, laboratori, eventi associazioni, escursioni, visite guidate…tutto quanto concerne il mondo culturale. Non solo laboratori tematici, ma anche passeggiate all’aria aperta (organizzate e non), piuttosto che la lettura di libri per bambini su artisti e storie di collezioni, o semplicemente andare alla ricerca su internet., insieme ai bambini, di informazioni su sculture, artisti e quant’altro Perché tutto ciò che non conosciamo non sia un limite che ci allontana da un settore, ma il pretesto per aprire nuove porte.
Un laboratorio è fatto bene se…
Sono convinta che il buon giorno si veda dal mattino. Sono convinta è possibile avere il sentore di quello che possiamo o non possiamo aspettarci da un laboratorio o da un attività per bambini relativa all’arte. Dipende da tante cose, prima durante e dopo lo svolgimento! Al di là dello slogan pubblicitario, al di là del luogo in cui viene fatto, esistono piccoli indicatori per una sommaria (prima) e precisa (dopo) valutazione dell’attività proposta. Per esempio da come viene:
– Descritta ( Quali parole sono messe in evidenza e se sono personalizzate o sembra di averla già letta e già sentita molte altre volte)
– Pubblicizzata (Quali canali vengono utilizzati e se funzione il passaparola ci garantiamo una testimonianza diretta)
– Organizzata (Qual è la struttura dell’intervento, i materiali, la gestione degli spazi, se e come favoriscono la partecipazione)
– Vissuta (Quale reazione del bambino ai diversi stimoli, dipende dal carattere, se si riesce ad attivare un livello di empatia rilassata e produttiva)
– Percepita (Quale clima si viene a creare, indice di attenzione a dettagli che sembrano invisibili, però si avvertono)
– Ricordata (Quale sensazione ed esperienza si porta dietro un bambino, o il suo accompagnatore, se lascia una scia e un desiderio di tornare).
Fondamentale è l’apporto dell’operatore che veicola il messaggio. Un laboratorio può prendere anche una strada diversa da quella progettata e rimanere, qualitativamente, di alto livello. Mentre può svolgersi per filo e per segno rispetto a come lo si era immaginato e rimanere di basso profilo.
Nel contesto educativo metto sempre al primo posto la relazione diretta che si costruisce con il bambino: se questo agisce, interagisce, e sorride, vorrà dire che la sua attenzione è catturata. Se, invece, si annoia i motivi possono essere diversi. Ma difficilmente è colpa dell’Arte!