Tra i vari progetti che quotidianamente portiamo avanti in collaborazione con i nostri preziosi colleghi a quattro zampe vorremmo oggi parlare dell’importanza che sta assumendo il lavoro mediato dall’animale con i bambini, anche molto piccoli.

Da diversi anni infatti portiamo avanti collaborazioni con scuole materne ma anche asili nido, dove la relazione cane-bambino ha una duplice finalità.

Dal punto di vista più educativo e psicologico la relazione mediata bambino-animale è molto importante perché (sembrerà strano detta così) a livello relazionale ed emotivo le modalità del bambino (soprattutto se molto piccolo) sono molto simili a quelle del cane. Mi spiego meglio. I bambini, soprattutto nella fascia d’età 0-4 anni, vivono la vita in maniera molto istintuale, in profonda connessione con l’ascolto del proprio corpo e dei propri bisogni. Quando il bambino ha fame piange per richiamare l’attenzione e non si cura del fatto che magari potrebbe disturbare. Ho bisogno di mangiare, manifesto in maniera evidente il mio sentire in modo che il mio bisogno sia soddisfatto. Non esistono quindi sovrastrutture o pensieri altri se non l’ascolto e la manifestazione del proprio sentire.

Bene, il cane ha lo stesso modo di rapportarsi al mondo. Senza alcuna sovrastruttura, semplicemente essendo se stesso, ovviamente tenendo conto della propria esperienza di vita, ma essendo sempre autentico ed allineato con il proprio sentire.

Ecco quindi che la relazione cane-bambino assume un valore di fortissima vicinanza emotiva che si crea anche grazie al canale di condivisione non tradizionale per l’animale umano, il linguaggio. Spesso i bimbi piccoli con i quali ci troviamo nei nostri progetti sono ancora piccoli per parlare e la fatica nostra è tentare di decifrare cosa stanno cercando di farci capire. Ancora una volta la vicinanza cane-bambino è evidente. Anche il cane non parla, ciò non significa che non comunichi, ma utilizza un canale di relazione diverso dal linguaggio umano che guarda caso apre al canale corporeo, di mimica, nemesi e prossemica, esattamente come nel bambino così piccolo. Si crea nel momento della relazione cane-bambino un momento di profonda connessione, in cui il bambino può sperimentare una sensazione di benessere e parità nella relazione. Con l’adulto il bambino, per quanto ci si impegni, vive comunque una relazione di disparità. Se ha bisogno di qualcosa l’adulto deve mediare. Con il cane la relazione è assolutamente paritaria, entrambi hanno bisogno di attenzioni e aiuto. Lavorare sui bambini oggi significa poter fare prevenzione sugli adulti di domani. In un tempo storico in cui la differenza viene presa in considerazione con una connotazione negativa, la relazione bambino-cane permette all’essere umano di vivere una situazione con l’alterità animale, che è certamente diversa dal bambino stesso, ma non per questo negativa. Anzi, la relazione cane-bambino ha nella diversità dei due soggetti coinvolti la grande forza, il bello di questi percorsi è che si apprende a stare bene e trarre benefici dalla relazione con il diverso da me.

Oltre ad un piano di benessere emotivo e relazionale, che passa inevitabilmente tramite il gioco con il cane o momenti di presa di cura e contatto (grooming, coccole, ecc), la finalità dei percorsi con i bimbi così piccoli è anche fare prevenzione. Conoscere il mondo del cane e le modalità comunicative per evitare aggressioni o situazioni spiacevoli, delle quali i telegiornali a volte parlano (ahimé!)

Un cane che aggredisce un bambino (anche se hanno vissuto insieme per anni) non è un cane cattivo, è un cane che nel momento dell’aggressione non è stato ascoltato nelle manifestazioni di disagio che stava trasmettendo. E’ per questo che la prima regola della convivenza cane-bambino piccolo che trasmettiamo anche ai genitori è che un bimbo (soprattutto se piccolo) non può e non deve mai stare da solo con un cane (anche se è il proprio cane e anche se è il cane più buono del mondo). Nell’interazione il cane manifesta i suoi disagi in maniera più o meno evidente, a seconda dell’inclinazione soggettiva del cane, e un bambino non può cogliere questi segnali, non può essere in grado di leggerli, quindi li ignora generando nell’animale una sensazione di frustrazione e un crescendo di emozioni che poi potrebbe sfociare in un’aggressione. La presenza di un adulto consapevole permette invece al bambino di apprendere la lettura dei segnali (che possono essere calmanti o di stress) e quando sarà più grande la gestione in autonomia della propria relazione con il cane. Esistono tuttavia una serie di regole semplici che il bambino deve conoscere, anche quando incontra un cane per strada, in modo che essendone consapevole possa evitare di mettersi in pericolo. Iniziare già da questa età, attraverso la relazione con l’animale e la modalità ludica che la presenza dell’animale porta a trasmetterle a bimbi è un aspetto fondamentale del nostro lavoro.

Sempre sul piano della prevenzione, i nostri progetti con i bimbi piccoli hanno un altro importantissimo sottile compito. Imparare a comprendere che “il lupo non è cattivo”. Abbiamo ricreato la storia di Cappuccetto Rosso, quella vera certamente, raccontata dal lupo in persona. Attraverso la lettura animata di questa storia facciamo passare il concetto che non sempre ciò che ci viene raccontato è la rappresentazione oggettiva della realtà, il lupo aveva buone intenzioni e in accordo con la nonna (che poi si è dimenticata la storia vera) voleva dare una lezione a Cappuccetto Rosso che disturbava gli animali del bosco e inquinava il loro habitat gettando cartacce. I bimbi rimangono sempre piacevolmente colpiti da questa storia, che non sono abituati a sentire, ma che porta l’attenzione sul fatto che non esistono animali cattivi, esiste piuttosto la possibilità di creare una relazione efficace e stabile, che permetta a tutto il mondo sistemico coinvolto (animale umano e non umano) di vivere la propria unicità come un punto di forza e non di debolezza.

Abbiamo chiesto a Elena Fornoni, in qualità di coordinatrice didattico-pedagogica dell’asilo nido di Arianna di Ponte Nossa, in provincia di Bergamo, una restituzione personale e professionale su ciò che ha osservato durante il progetto grazie all’interazione cane-bambini, ecco cosa ci ha raccontato.

Dal 2017 il progetto di fine anno per i bambini del nostro nido prevede alcuni incontri con i cani.

Questa scelta, che con il tempo si è dimostrata altamente educativa e gradita ai bambini, è sorta da una serie di considerazioni. Innanzitutto il cane si pone nei confronti del bambino con un’apertura incondizionata: l’animale non ha pregiudizi, non giudica, accetta senza condizioni chi tu sei. Questo per i bambini si è rivelato un dono meraviglioso poiché ognuno ha potuto mettere in campo la propria specificità senza aver timore di dover dimostrare qualcosa o di dover accontentare qualcuno. Un’importante esperienza di libertà nell’espressione di sé dunque dove hanno trovato posto sia atteggiamenti di diffidenza, di timidezza o al contrario di slancio emotivo e feeling immediato.

Il tempo trascorso con gli animali inoltre è stato un tempo “lento”, un “tempo bambino” dettato solamente dall’interfacciarsi continuo delle risposte dei bambini ai movimenti dei cani, un tempo fatto di relazioni ed emozioni: dalla paura, alla diffidenza, alla gioia, all’allegria. Tutti i bambini hanno comunque dimostrato un atteggiamento proattivo che si è espresso nella quiete dei comportamenti di cura, come il dar da mangiare o lo spazzolare il pelo, oppure nell’eccitazione degli ingaggi di gioco a cui il cane ha risposto modulando il proprio comportamento. I cani, infatti, sono in grado di leggere il linguaggio corporeo dell’uomo e di percepirne lo stato emotivo attraverso le sue secrezioni ormonali: ansia o preoccupazione, eccitazione e gioia. Non finisce qui: percepita un’emozione nel soggetto, i cani reagiscono con vivacità, gioco, contatto fisico, coccole e calore.

La relazione di cura è stato un altro dei motivi che ci ha spinto ad intraprendere questa esperienza: i bambini, soprattutto in età da nido come i nostri, sono abituati a ricevere cure dalle figure parentali o educative che li circondano. Raramente hanno la possibilità invece di essere protagonisti attivi di una relazione di cura. Abbiamo osservato che questa possibilità li stimola immediatamente e anche i bambini più timorosi dimostrano piacere nell’accarezzare e coccolare il cane, i più esuberanti si prendono cura dell’animale portandolo a passeggio nel giardino, spazzolandolo, giocando con lui.

E’ un ‘esperienza importante che aiuta molto l’autostima dei nostri piccoli in crescita.

L’esperienza con il cane permette inoltre al bambino un’osservazione attenta dell’animale: molti passano quasi metà del tempo a studiare l’amico a quattro zampe che si ritrovano davanti: se è grande o piccolo, di che colore ha il pelo e se è morbido o ispido, osservano come giocano, cosa gradiscono di più, come reagiscono ad una coccola piuttosto che ad un comando. Un campo di esplorazione vasto e ricco di stimoli.

Anche i genitori si sono dimostrati molto soddisfatti dell’esperienza fatta dai loro figli e l’hanno richiesta a gran voce per gli anni successivi: alcuni bambini hanno parlato molto a casa dei loro amici a quattro zampe, qualcuno ha messo in atto anche tra le mura domestiche atteggiamenti di cura, altri hanno addirittura superato il timore degli animali, qualcuno è stato percepito come più rilassato e sereno.

Per concludere, posso affermare che l’esperienza di cura con un animale è un’esperienza molto formativa per i bambini. Già Maria Montessori, tra le più grandi pedagogiste italiane, affermava che

“Le cure premurose verso gli esseri viventi sono la soddisfazione di uno degli istinti più vivi dell’anima infantile” e citando ancora lei esprimo quella che è una mia convinzione personale: “Per insegnare bisogna emozionare. Molti però pensano ancora che se ti diverti non impari.”