Marco se ne stava seduto in un angolo della sua stanza, nella confusione delle sue cose insieme ai suoi 12 anni , ancora gli bruciavano i segni del gioco folle subito il giorno prima, da quelli che lui definiva “amici”, e avrebbero continuato a bruciare ,forse per tutta la vita, anche una volta scomparsi.
Da piccolo i suoi giochi erano molto diversi, e seppur fosse un bimbo piuttosto timido , c’era sempre qualcuno con cui ridere, litigare per poi fare pace, dimenticando tutto per poi ridere ancora insieme, come se nulla fosse accaduto. Quando un adulto gli chiedeva ” Come ti chiami? ”
spesso il rossore sul suo viso avvampava evidente lui lo nascondeva dietro sua madre aggrappandosi ai suoi indumenti, come fossero stati un ‘ancora di salvezza in mezzo al mare delle sue giovani sensazioni .
“Gli amici” ora quando giocavano con lui ridevano solo loro , si sentiva abbandonato a se stesso, e quei sorrisi , che tanto lo proteggevano da piccolo erano dissolti nel nulla, insieme alla sua autostima ,alla sua capacità di reagire alle offese e di percepire le sue immense emozioni . Ora
Il rossore aveva lasciato il posto al pallore, per una paura ed una rabbia inespressa e anestetizzata .
Marco non si sentiva più , il suo corpo era diventato un estraneo , e la sua mente si era svuotata, perché aveva bisogno di non pensare a niente , doveva sostenere un dolore che diversamente sarebbe esploso sgretolandogli l’anima .
Marco avrebbe voluto solo un abbraccio , ma ora non lo sapeva piu’ .
Tiziana Altobelli