Il mondo di oggi è un coacervo di stimoli visivi che hanno spesso l’effetto di passivizzare l’individuo: tablet, cellulari, computer e la vecchia Tv sono molto presenti nel nostro tempo libero.
Si sostiene spesso che i bambini di oggi non sappiano più ascoltare: la capacità di concentrazione sembra essere un’attitudine e una dote anacronistica nell’era dell’iperconnettività. E se gli insegnanti (i maestri e le maestre elementari in particolare) puntano il dito contro i genitori – colpevoli di non educare all’ascolto tra le mura domestiche – i genitori spesso accusano invece gli insegnanti di non saper educare i propri figli all’ascolto.
La verità è che l’evoluzione della società ha portato via il tempo della vita in famiglia, in moltissimi casi: in circa il 42% delle famiglie italiane con almeno un figlio, lavorano sia il padre che la madre. Ciò significa che spesso manca effettivamente il tempo minimo da spendere insieme ai propri figli, figurarsi quello da dedicare all’educazione e all’ascolto.
I genitori per questo tendono ad occupare il tempo libero dei bambini con continue attività extrascolastiche. In questo modo i bambini, sempre super impegnati in mille attività, non acquisiscono la capacità di organizzarsi il proprio tempo libero e gestire la propria attenzione.
Come affrontare questo problema e stimolare i più piccoli all’ascolto, sviluppando allo stesso tempo la loro capacità di concentrazione?
Innanzitutto, gli adulti, genitori insegnanti educatori che siano, devono mettersi loro stessi in ascolto dei bambini. Questi si sentiranno ascoltati e impareranno ad ascoltare a loro volta. Dare l’esempio è la prima regola dell’apprendimento! Questo vale per tutti!
Di seguito, nello specifico, possiamo leggere un piccolo vademecum per genitori, maestri/e ed insegnanti.
… in età prescolare
Se da un lato è vero che non possiamo farci una colpa del poco tempo che abbiamo a disposizione per educare i nostri figli, dall’altro non possiamo cedere al fatalismo ed evitare di prendere utili accorgimenti. La mancanza di tempo non deve essere una scusa, ma un’occasione per far acquisire ai bambini delle abitudini corrette e non sottovalutare la predisposizione verso cattive abitudini.
In particolare, ecco alcuni consigli per educare all’ascolto i propri figli:
- Fare in modo che il proprio bambino dorma a sufficienza: i bambini in età di scuola materna devono dormire almeno 9/10 ore ogni giorno. Se è vero che è difficile che i più piccoli abbiano un sonno continuato e tranquillo, è altrettanto vero che alcuni piacevoli rituali serali (leggere insieme qualcosa, un gioco con il papà e la mamma, etc.) o comunque stabilire delle routine (come andare in bagno, bere un bicchiere d’acqua, lavarsi i denti ecc), possono aiutare il bambino a trovare questa regolarità;
- Limitare quanto più possibile il tempo davanti alla TV sia per i più piccoli che per i più grandi, e magari avere l’abitudine di vedere qualche programma insieme così da valorizzare questo tempo con partecipazione e condivisione;
- Non riempire i bambini di giocattoli e non soddisfare immediatamente ogni loro richiesta in merito: un giocattolo o un gioco possono infatti stufare i più piccoli molto presto. Proprio per questo motivo, è importante lasciare loro il tempo necessario per concentrarsi e scoprirne usi alternativi, ulteriori. La scoperta di nuovi modi per utilizzare lo stesso giocattolo è uno stimolo fondamentale sia per la creatività che per la capacità di attenzione e concentrazione di un bambino;
- Lasciate che il bambino abbia ed impari a gestire il proprio tempo libero con attività ricreative e giochi spontanei;
- Stimolate interesse verso attività alternative quali la musica, il ballo e tutti i giochi a connotazione “ritmica”: il ritmo è infatti un fattore importantissimo per favorire una lineare organizzazione mentale.
… a scuola
A scuola, più che in ogni altro contesto, i bambini sono sottoposti ad orari ed attività che mettono alla prova la loro abilità di concentrazione.
Maestre, come potete aiutare un bambino ad essere più attento e concentrarsi più facilmente? Ecco una serie di suggerimenti:
- Abituare i bambini all’ordine all’interno di spazi delimitati. Acquisire il concetto di spazio e riconoscerne il valore simbolico è determinante per una buona organizzazione mentale;
- Imparare a memoria dei testi e dei versi è un’abitudine di una scuola lontana? Forse sì, tuttavia era una abitudine giusta: per imparare a memoria un testo, bisogna infatti concentrarsi intensamente e focalizzare la propria attenzione, inoltre si sviluppa appunto la capacità di memorizzazione;
- Organizzare recite scolastiche e spettacoli nei quali i bambini possano provare a sperimentarsi in quest’abilità;
- Insegnare ai bambini la dama e gli scacchi: giochi molto consigliati, specialmente in età infantile. Insegnano a concentrarsi, a saper attendere e a pianificare delle strategie (stimolando attenzione ed immaginazione);
- Non esagerare con l’utilizzo dei giochi elettronici: i nostri bambini sono dei “nativi digitali”. È importante a scuola limitarne l’utilizzo in modo da favorire i giochi in comune e stimolare quindi la creatività.
- Si può insegnare anche in modo divertente e più stimolante. I bambini possono essere non ascoltatori passivi ma essere attori della propria formazione;
- Premiarli, anche semplicemente con un rinforzo sociale, quando riescono a stare attenti per un periodo sufficiente alla lezione.
Concentrazione ed educazione all’ascolto
Oltre a singoli accorgimenti, il buon senso è di certo il miglior alleato di qualunque educatore. La condizione fondamentale per poter favorire abitudini e comportamenti sani, che portino allo sviluppo di buone capacità di attenzione e concentrazione, è il tempo a disposizione. Non cadiamo però nell’errore comune di pensare solo a quantificare il tempo, senza dare la giusta importanza alla qualità del tempo trascorso con le persone e nel compimento di varie attività.
È infatti fondamentale che i bambini spendano del tempo giocando insieme, non solo per lo sforzo di attenzione e concentrazione maggiormente richiesto dalle condizioni di interazione sociale e ludica, ma anche per sviluppare delle relazioni di qualità, come le prime amicizie. È in questa fase dello sviluppo, infatti, che si pongono le basi per quella che – oggi – viene definita intelligenza emozionale.
Allo stesso scopo, è importante che i bambini trascorrano del tempo con i nonni. E non solo perché gli anziani hanno ritmi più lenti, sono più presenti e non sono soggiogati dalla frenesia della vita quotidiana di un genitore: la relazione con i nonni è forse la relazione più forte per un bambino, al di fuori del diretto nucleo familiare. Sono le prove generali di un’apertura al prossimo, all’altro.
È necessario anche stimolare alla pratica di uno sport o allo studio di uno strumento musicale, al disegno o allo studio delle arti. Un altro suggerimento utile è quello di far nascere nei bambini interesse nei confronti delle narrazioni e delle storie, chiedendo sempre cosa hanno fatto a scuola o con gli amici: queste attività stimolano la predisposizione al racconto, altra abilità sociale di grande importanza per la loro crescita futura. Inoltre educare i bambini alla lettura, ai libri, alle storie è utile per stimolare la fantasia, la creativià, la conoscenza della lingua italiana, la capacità di scrivere. Inoltre può favorire momenti di condivisione delle storie lette e raccontate con l’adulto. È bello creare dei momenti intimi e preziosi attraverso la lettura di storie prima di andare a letto, coincilia il sonno e rilassa adulto e bambino.
Non dimentichiamo inoltre che lo sviluppo della capacità di concentrazione è il presupposto per studiare!
Studio ed educazione alla motivazione
Tutti i genitori cercano – a loro modo e ognuno con i propri limiti – di fornire ai propri figli il maggior numero possibile di opportunità per realizzarsi nella vita, nel lavoro e nelle relazioni.
Ma queste opportunità rischiano di non essere percepite e colte, se non si hanno gli strumenti per riconoscerle e sfruttarle.
La motivazione è un elemento fondamentale dell’educazione e dello studio e una delle componenti fondamentali nel lavoro e nella vita.
Come possiamo guidare un bambino nell’apprendimento – affinché acquisisca fiducia in sé stesso – e non si senta schiacciato dai doveri?
Immaginiamo l’autostima come un salvadanaio da riempire con monete (rinforzi) più o meno grandi, più o meno preziose. Il bambino (ma anche l’adulto) ogni giorno ha la possibilità di poter alimentare questo salvadanaio con le esperienze di vita e con i riconoscimenti (rinforzi) esterni ed interni che riceve. Gli adulti hanno l’onere di educare il bambino alla consapevolezza dei propri successi, e a quello degli altri, perché riconoscere, ricevere e fare complimenti è uno strumento sociale efficace per l’autostima e per le relazioni sociali. Ai bambini, vanno proposti compiti con diversi gradi di difficoltà partendo ovviamente dal livello più basso, in modo che il bambino possa iniziare con un successo. Accumulare piccole conquiste, motiva il bambino a mettersi alla prova, ad affrontare gli ostacoli che ha di fronte perché ha sviluppato quell’abilità di problem solving di cui tanto si parla. Per aumentare concentrazione, motivazione e determinazione, quindi, il presupposto fondamentale è la fiducia in sé stessi. Se il bambino acquisirà la consapevolezza – gradualmente – di potercela fare, affronterà nuovi compiti con la fiducia di poterli portare a termine e con la giusta motivazione. Ma, d’altrocanto è importante educare il bambino anche agli insuccessi, all’imperfezione, alle sconfitte che esistono e fanno parte dell’essere umano. In che modo? Non proteggendoli troppo. Le nuove generazioni di genitori hanno la tendenza a proteggere i propri bambini, già da piccoli, da ogni tipo di frustrazione, sia quelle scolastiche dando l’unica colpa alle insegnante, o interferendo nelle relazioni amicali ecc, . Le delusioni vanno vissute, le responsabilità condivise.
Per giunta, compito degli adulti è quello di alimentare nei bambini la curisosità, sottoporli a proposte diverse e continue. Educarli alla curiosità è il motore per alimentare la propria ricerca autonoma di stimoli ed interessi.
A cura della redazione di MioDottore e della Dott. ssa Irene Grossi, psicologa dell’età evolutiva e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale