Il rapporto tra infanzia e natura è stato oggetto dell’interesse di molti studiosi, da Rousseau a Maria Montessori. Il legame speciale che può nascere tra il bambino e la natura ha infinite potenzialità educative e spesso è stato al centro di nuove concezioni pedagogiche.
Ma cos’è rimasto di questo legame ai giorni nostri?
Qualche anno fa (2013), una ricerca condotta dalla rivista In a Bottle tra 1400 mamme italiane, ha fatto emergere un dato preoccupante: circa un bambino su 2 non ha alcuna nozione base sulla natura e non ha idea dell’origine naturale degli alimenti.
Allo stesso tempo, un altro dato preoccupante è dato dalla progressiva e costante diminuzione della fauna selvatica in vari Paesi del mondo (secondo un rapporto della RSPB, Royal Society for the Protection of Birds, circa il 60% delle specie di fauna selvatica della Gran Bretagna sono diminuite drasticamente in quanto a numero di esemplari).
I bambini che vivono in contesti urbani hanno quindi sempre meno opportunità di venire a contatto con l’ambiente e con la fauna naturale.
Far conoscere ai più piccoli l’origine naturale del cibo, degli elementi, dell’energia, il mondo animale e il legame che indissolubilmente lega l’azione umana alla salubrità del pianeta è fondamentale: è la base su cui fondare il mondo di domani, garantendo che vi siano anche in un futuro lontano delle persone che si prenderanno cura del mondo naturale e delle specie selvatiche.
Avvicinare i giovani e i bambini alla natura significa dare loro uno strumento in più per vivere in un mondo migliore.
Mai come in un mondo (iper)tecnologico come quello attuale, le azioni per mettere in contatto infanzia e natura diventano necessarie.
Il contatto con la natura e le esperienze fuori dalle mura degli edifici hanno benefici a tutti i livelli: sono istruttivi, migliorano la salute fisica e l’emotività, le abilità sociali e quelle personali, aiutano a sviluppare interessi sani e partecipativi.
Interessante a questo scopo, è anche riprendere criticamente il concetto di educazione ambientale di Maria Montessori: educazione ambientale non vuol dire solo insegnamento di nozioni sull’ambiente e sulla sua tutela, ma significa sforzo attivo per far nascere nel bambino un interesse verso l’ambiente.
Fare in modo, cioè, che si senta parte di un ambiente vivido, vivo, dinamico e pulsante.
Il bambino non deve imparare didascalicamente nozioni sulla natura, ma imparare direttamente dalla natura grazie alla propria esperienza: i legami tra le cose, la pazienza, la curiosità, la perseveranza.
Un’ottima iniziativa per avvicinare i bambini al mondo della natura sono I campi estivi del WWF: si tratta di un progetto che prevede programmi per bambini, adolescenti e per famiglie. Un modo per imparare e divertirsi in compagnia, in un contesto sano, stimolante e istruttivo.
Ecco altre proposte per avvicinare i bambini alla natura in modo divertente:
- Andare alla ricerca di erbe, farfalle, insetti;
- “Caccia all’albero”: vince il primo che trova una quercia;
- Alla ricerca di fiori e piante: quanti ne hai trovati, di che specie;
- Raccogliere castagne durante il periodo autunnale e preparare insieme al bambino un dolce a base di castagne;
- Andare in un agriturismo il week-end e far scoprire il mondo degli animali delle fattorie al piccolo.. Magari, anche con una breve cavalcata su un pony 😉
Il recupero del contatto con la natura ci apre una ulteriore riflessione: come possiamo avvicinare i bambini alla natura?
In che modo la psicologia può essere d’aiuto?
“Il mondo in cui viviamo è veloce, tecnologico, ci chiede sempre di fare tante cose, di farle velocemente e possibilmente di farle bene. Quante volte ci capita di essere con la testa altrove? Di non ricordarci dove abbiamo parcheggiato l’auto o se abbiamo preso una pastiglia?
A volte facciamo un’azione e dopo qualche momento non sappiamo se l’abbiamo fatta o no. Per ottimizzare i tempi, spesso siamo altrove.
La pratica della Mindfulness ci può aiutare a essere presenti.
Mindfulness è una parola inglese che significa consapevolezza, però in un senso specifico. Non è semplice descriverla, perché si riferisce prima di tutto a un’esperienza diretta. Jon Kabat-Zinn, uno dei pionieri di questo approccio, ci aiuta a definire questo concetto antico:
<Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare: con intenzione, al momento presente, in modo non giudicante>.
Possiamo identificare la Mindfulness come un modo per coltivare una più piena presenza all’esperienza del momento, al qui e ora.
Moltissimi sono i contributi scientifici circa i benefici derivanti dalla pratica della Mindfulness in modo continuativo (per citarne solo alcuni: riduzione dello stress e dell’ansia, regolazione emotiva, miglioramento della concentrazione).
Da diversi anni le pratiche di Mindfulness sono diventate un ottimo modo per insegnare ai nostri bambini a regolare le proprie emozioni, a essere gentili e aperti con gli altri e in particolar modo con se stessi, aumentando la sensazione di fiducia.
Queste competenze possono essere la base per creare un legame tra i nostri bambini e la natura, affinché imparino a percepire gli odori, i profumi, i sapori, a osservare i colori del mondo che li circonda, a sentire davvero con il cuore aperto e a sperimentare la gioia di queste importanti esperienze.
Attraverso un ascolto autentico e non filtrato da giudizi, abbandonandosi alle sensazioni che un fiore, un albero, un frutto, un prato e un lago sono in grado di regalare, si può imparare da piccoli ad avere un contatto sano con la natura.
Ciò contribuirà anche alla salvaguardia nel futuro del grande patrimonio che abbiamo e che spesso non siamo capaci di custodire.”
A cura della redazione di MioDottore e con il contributo della Dott. ssa Mara Mettola, psicologa e psicoterapeuta.