Perché è importante viaggiare insieme ai bambini
Chi ama viaggiare spenderebbe tutti i risparmi in voli, escursioni e macchine fotografiche. Non vi è cosa più bella di ripensare ai propri momenti d’infanzia più belli, ripercorrendo un album fotografico con ritratti di Praga, Vienna, Cracovia, Parigi.
L’attitudine al viaggio si acquisisce e influenza positivamente. Cercheremo di spiegarvi perché.
Perché viaggiare fa bene ai più piccoli?
Cos’è l’identità di una persona?
Proviamo a definirla: il frutto della soddisfazione di bisogni (anche materiali), dei rapporti umani che si riesce a costruire e di situazioni di vita che stimolano la mente, la fantasia e la creatività.
È facile intuire come un bambino che si ricordi di viaggi e avventure che abbiano stimolato la propria creatività e la propria curiosità, possa sviluppare un’attitudine a costruire da adulto rapporti, relazioni e situazioni che stimolino la sua curiosità e che permettano di apprendere.
Ogni bambino è curioso di conoscere, di vedere cose nuove. Ogni bambino è stimolato da posti, culture, situazioni e paesaggi nuovi.
Inoltre, è importante sottolineare un fattore spesso sottovalutato dai genitori, al momento di decidere se partire o meno con i propri piccoli: i bambini sono felici di vedere i propri genitori felici.
Se il viaggio è un desiderio di papà e mamma e porta loro momenti di felicità, questa felicità accompagnerà anche i piccoli.
Quindi, quando ci si chiede se partire se si hanno figli piccoli, non bisogna preoccuparsi troppo del fatto che un bambino potrebbe trovare difficoltà in situazioni a lui poco note.
Se il genitore sente di poter badare al piccolo, il problema non è l’adattamento del bambino alle situazioni dettate dal viaggio.
D’altro canto, uno dei maggiori pregi della nostra specie è la capacità di adattarsi, in maniera pioneristica e liquida, a un’infinità di situazioni.
Il bambino reagirà bene, si adatterà, crescerà e porterà con sé una meravigliosa disposizione, che lo accompagnerà durante il suo processo di crescita.
Partire con i piccoli: trovare il coraggio
Se da un lato è facile immaginare come papà e mamme appassionati di viaggi possano superare i loro dubbi, organizzarsi e a partire con i propri piccoli, spesso i genitori meno appassionati o soltanto meno abituati al viaggio rinunciano per paura di causare disagi ai propri bambini.
A loro, bisogna ricordare un semplice assunto: rinunciare ai propri desideri non fa bene ai propri figli. È normale che molte attività, molte abitudini siano cambiate profondamente dalla nascita di un bambino, ma non è la totale rinuncia l’atteggiamento giusto.
Bisogna trovare un equilibrio, creare una vita familiare ricca e piena di eventi e occasioni di scambio, condivisione, apprendimento. Senza rinunciare alla soddisfazione personale.
Avete paura che il piccolo possa non sentirsi a proprio agio in una camera d’albero che non è la sua, che voglia tornare a casa?
È una richiesta che potrebbe verificarsi, certo. Quando capita, però, spesso è perché non è stata data la giusta attenzione a qualche richiesta specifica del piccolo, che reagisce rifugiandosi in un ambiente che conosce, la propria cameretta. O nell’idea di quest’ambiente.
Se siete abituati a vivere una quotidianità fatta di gesti e riti spesso uguali, è normale che il bambino possa avere bisogno di essere accompagnato durante un cambio: per lui è qualcosa di nuovo e chiede il vostro aiuto.
Lo chiederà sempre meno se lo abituerete al cambio, a nuove situazioni… Ai viaggi.
Viaggiare con i bambini: dove andare?
L’unico criterio per scegliere la meta adatta a un viaggio con i più piccoli è il buon senso: considerate l’età del bambino, il carattere e trovate una soluzione che venga incontro a questi fattori ma anche ai vostri interessi.
Non esistono regole, anche grazie a quella capacità di adattamento dell’essere umano di cui abbiamo parlato prima.
Come posso far appassionare un bambino ai viaggi?
Per prima cosa, appassionando voi stessi. La passione non può essere recitata: se non avete mai viaggiato ma, poco a poco, comincerete ad appassionarvi ai viaggi e alla scoperta, il piccolo sarà curioso, sarà stimolato a vivere l’esperienza.
Inoltre, potete raccontargli storie, far vedere libri illustrati o video sui luoghi che visiterete. Per poi dirgli: “Vuoi andare a vedere?”.
Viaggio con mamma e papà: un momento di crescita
Le vacanze con la propria famiglia sono un vero e proprio momento pedagogico, di crescita e apprendimento. Un momento fuori dalla quotidianità, un modo per affinare la propria capacità di cucire relazioni e di imparare nuove cose.
“Viaggiare può costituire un’importante occasione di apprendimento per i bambini, i quali possono sperimentare attività nuove e stimolanti con i propri genitori, migliorando le proprie capacità sociali e cognitive.
Esplorare situazioni di vita inusuali può consentire ai più piccoli di mettersi alla prova, aumentando gradualmente il proprio livello di autonomia dal genitore, il quale costituisce la “base sicura” del bambino, come affermato da Bowlby nel 1969: la persona su cui il bambino fa affidamento, ovvero la figura di attaccamento che si prende cura del piccolo, è quella che “fornisce la sua compagnia assieme a una base sicura da cui operare”.
Quando il bambino si sente al sicuro si concede di allontanarsi dal genitore, per esplorare l’ambiente circostante. Quando avverte un pericolo di qualsiasi tipo egli interrompe l’esplorazione per tornare al sicuro dalla figura di attaccamento.
È importante ricordare sempre che il genitore costituisce un fondamentale riferimento sociale per il figlio, e che questi farà sempre riferimento a lui per capire come orientarsi nel mondo e che comportamento adottare nelle situazioni nuove.
Viaggiare può diventare un’occasione di sviluppo a trecentosessanta gradi per i più piccoli. Per aiutarli nella transizione tra l’ambiente domestico e quello nuovo del luogo di villeggiatura è utile mantenere degli aspetti di continuità con la vita quotidiana e affettiva del bambino, come le abitudini alimentari, i ritmi del sonno e gli oggetti importanti per il piccolo, in grado di tranquillizzarlo e farlo sentire al sicuro, come un peluche o una copertina.
In questo modo il viaggio si trasformerà anche per i più giovani in una stimolante occasione di crescita e di scoperta, senza nostalgia per le abitudini quotidiane e senza la paura di sperimentare qualcosa di nuovo.” Dott. ssa Valeria Colasanti, Psicologa
In passato, un momento fondamentale nella vita dei giovani aristocratici europei e di tutto il mondo, era il Grand Tour, un viaggio nel Continente Europeo che spesso durava mesi e talvolta anni.
Si trattava di una tappa fondamentale nel percorso educativo dei giovani rampolli della nobiltà, che accompagnava la formazione accademica per affinare abilità e disposizioni, come la capacità di far fronte agli imprevisti, la capacità di improvvisazione, la conoscenza di altre lingue, la capacità di ambientarsi in contesti diversi.
In un certo senso, si trattava anche di formazione politica.
In conclusione
Non immaginate neanche quanto bene possiate fare ai vostri piccoli, portandoli con voi in viaggio. Fatelo con consapevolezza, organizzandovi per tempo, cercando le strutture giuste e luoghi che non causino disagi eccessivi ai piccoli. Ma fatelo senza paura: regalerete ai vostri piccoli molto di più di una semplice esperienza, una meravigliosa attitudine alla scoperta.
Articolo a cura della redazione di MioDottore, Commento a cura della Dott. ssa Valeria Colasanti.