Cosa non deve mancare in un laboratorio per bambini e bambine sull’arte? Cosa dobbiamo considerare quando li invitiamo a lavorare con le mani? Come possiamo stimolare la loro creatività ?Conta più come impostiamo il lavoro oppure quali materiali mettiamo a loro disposizione?
Poco ma bene
Per preparare un’esperienza laboratoriale occorre avere ben chiari diversi elementi: dalle finalità all’organizzazione dello spazio, dal target ai materiali, dall’ambiente ospitante ai tempi. Eppure non sempre è sufficiente. Perché sia un momento appagante occorre che gli elementi siano in equilibrio armonico tra loro. Se è vero che i bambini ‘imparano’ da qualunque situazione è altrettanto vero che un lavoro di didattica presuppone scelte coerenti al messaggio che volgiamo dare e funzionali al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Le scelte sui singoli elementi determineranno l’andamento generale.
La scelta dei materiali è un nodo cruciale. Mi sono spesso trovata a gestire progetti con ambiziosi contenuti, ma con materiali inadeguati. Per esempio se decidiamo di trattare l’utilizzo della foglia d’oro nell’arte medievale non possiamo proporre nel workshop la carta alluminio al posto dell’oro. Se non abbiamo i fondi per acquistare la foglia d’oro occorre modificare anche l’assetto del laboratorio. Senza cambiare necessariamente i contenuti è possibile pensare ad un taglio più utile e funzionale. Ricordiamoci che la fase manipolativa va a sostanziare la teoria, se manca la coerenza formale viene meno anche il potere evocativo sostanziale.
Secondo la mia esperienza il supporto su cui lavorano maggiormente bambini e bambine è la carta. A scuola, nelle biblioteche, nelle ludoteche, nei musei, a casa. Le risme di carta bianca o colorata sono materiale comodo, economico, di facile reperibilità e versatile. I colori più utilizzati sono invece i pennarelli e le tempere. Molto spesso mi viene detto che è per questione di costi. Non credo questo sia né l’unico motivo, né quello principale.
Una sensazione per ogni materiale
I laboratori e le declinazioni che possiamo farne sono infiniti: a parità di obiettivi con materiali differenti andiamo a stimolare sensazioni cognitive, fisiche d emotive molto diverse. Possiamo avviare un dialogo, un confronto, uno scambio con sfumature specifiche. Possiamo immaginarlo e sperimentarlo. Vi racconto un normale laboratorio di pittura. Per il quale, seguendo le esigenze particolari del gruppo di ragazzi e ragazze con cui ho lavorato, ho attivato delle modifiche: al posto di pennelli c’erano spatole, al posto di tele c’era del compensato e al posto dei soli acrilici c’era gesso, che abbiamo colorato con gli acrilici. I partecipanti si sono approcciati con grande curiosità mista a un po’ di diffidenza. Poi una volta recepita la tecnica (preparare lo stucco, colorarlo, spalmarlo son la spatola) hanno lavorato a lungo con un coinvolgimento fisico notevole. Abbiamo anche commentatole differenza tra questa e altri tipi di esperienze pittoriche. È solo un esempio di come il materiale scelto per la parte manipolativa di un incontro, può aiutarci ad attivare delle riflessioni a tutto campo. Questo è solo uno dei possibili esempi che possono essere alla portata di tutti i contesti, tutte le tasche, tutti ambienti.
A seconda di quali obiettivi selezioniamo e di come li proponiamo durante i laboratori stimoleremo i piccoli partecipanti ad attivare canali personali e relazionali ulteriori. Attardiamoci a scegliere i materiali, riflettiamoci e proviamo nuove strade, azzardiamo nuove contaminazioni.