Dago Athos…
All’Interno della grande foresta dei Carpini Giganti, si viveva molto bene le giornate scorrevano lente e con serenità, ogni Dago aveva un compito da svolgere, i Dago dalla lingua blu erano gli ecologisti, i Dago dalla pelle arancio si occupavano del fuoco, i Dago con la pelle verde dell’acqua e così via.
Vivevano all’interno della foresta ben mimetizzata nei loro Dago Villaggio.
Non molto alti, simili ai Pigmei dell’Amazzonia, hanno delle lunghissime braccia, occhi Viola e una grande bocca, al posto dei capelli dei filamenti preziosi come lana cascemir, guai a chi tocca i loro filamenti ne sono orgogliosi e molto gelosi. Il loro Dago Villaggio è suddiviso in contrade, dove sono raggruppati e vivono insieme i Dagi con compiti e caratteristiche uguali.
Quella mattina nella casa di Dago Dado e Dago Dala vi era un gran trambusto erano tutti accorsi i Dagi dalla lingua blu, per aspettare l’arrivo del loro piccolo, finalmente, dopo qualche ora, dalla stanza in fondo si sentì un piccolo suono, quasi impercettibile, era nato, tutti si avvicianarono per vederlo e festeggiarlo, ma strano Dago era lui.
C’era qualcosa che non andava, era molto piccolo aveva delle braccia corte e in testa non filamenti preziosi, ma dei grossi e già lunghi capelli molto spessi tipo liane di albero delle foreste.
Il Papà disperato non si dava pace,mentre la mamma stringendolo a se gli disse le sue prime amorose parole, “Tu sarai sempre il mio Dago speciale,ti chiamerò Athos come il Dio dell’Antica Grecia”.
Ed è così che arrivò il nostro Dago Athos nella famiglia dei Dago dalla lingua blu.
Come tutti i piccoli era curioso intraprendente come gli altri, con i suoi capelli sempre più lunghi e grossi, che lo costringevano ad arrotolarli sul capo, a volte si rattristava perché era deriso dagli altri Dagi per la sua fisicità, ma lui tirava dritto era molto sicuro di se, non si abbatteva e poi c’era lei, la sua mamma che lo sosteneva ripetendogli spesso una frase.
“chi è diverso da chi?” Nessuno.
Questa frase Dago Athos la ascoltava ma non ne percepiva il significato, non le dava peso.
Passarono gli anni, il nostro Athos ragazzo non aveva molti amici in realtà soltanto due Dago Oliver della contrada degli arancioni e Dago Amir della contrada dei verdi, loro si che erano dei veri amici per sempre, trascorrevano le loro giornate e serate a ridere e scherzare.
Purtroppo la quiete e la tranquillità nel loro Villaggio comincio a vacillare, inizio un periodo di carestia sempre più aspro a volte mancava il cibo e l’acqua, erano tutti preoccupati ma nessuno aveva il coraggio di andare oltre quella foresta di Carpini Giganti.
I tre amici stanchi e col timore di non avere nessun futuro, pensarono molto al loro villaggio e alla paura di morire di fame o di sete senza cercare un altro luogo. Passarono molte notti in bianco a discutere e a pensare ad una soluzione per loro e per tutti i membri della loro comunità, alla fine salutarono tutti i Dagi forse per l’ultima volta e partirono con poche cose in dote alla scoperta di neanche loro sapevano cosa, erano coraggiosi soprattutto Athos che sosteneva anche gli altri due che non erano poi così convinti.
Camminarono per giorni senza trovare nulla d’interessate, camminarono ancora avanzavano sempre più verso il confine della grande foresta da lì a qualche giorno sarebbero arrivati oltre e dopo la fatica di un’altra giornata, senza aver trovato nulla, al risveglio il mattino seguente giurò che quella era l’ultima giornata di ricerca.
Dopo qualche ora di duro cammino davanti a loro, si apri un nuovo orizzonte, erano arrivati alla fine della loro amata foresta.
C’era un grande lago e intorno agli alberi, diversi da quelli che erano abituati a vedere con grossi frutti colorati,si guardarono e senza dire una parola capirono che forse la loro fatica non era andata sprecata .
Dago Amir attratto da quel lago dall’acqua limpidissima si avvicino per vedere meglio era talmente limpida che il suo viso riflesso gli sembrava bellissimo, proprio mentre si stava guardando, forse dalla grande stanchezza, perse l’equilibrio e si ritrovo dentro il lago, subito si accorse Oliver in suo aiuto, cercando di afferrarlo con le sue lunghe braccia, ma hai me cadde anche lui, a quel punto solo lui Athos poteva fare qualcosa, anche se diverso, non si perse d’animo, sciolse la sua folta chioma di liane, chinò il capo velocemente sui margini del lago, i due afferrano quei capelli particolari, e così li trasse in salvo.
Per il grande sforzo Athos cadde a terra svenuto, gli amici lo avvicinarono lo fecero riprendere e con un caloroso abbraccio lo avvolsero tra le loro lunghissime braccia.
E’ lì che finalmente Athos riusci a comprendere quella frase della mamma:
“chi è diverso da chi?Nessuno.”
E’ vero nessuno e diverso da nessun altro, tutti possiamo raggiungere traguardi e con le nostre forse, non conta come arrivare, l’importante è impegnarsi, non ci dobbiamo mai porre dei limiti.
I tre tornarono trionfanti nel loro villaggio, raccontando l’avventura capitata, tutti li accolsero e applaudirono soprattutto Athos. I Dago delle contrade incoraggiati dai tre avventurieri, da lì a poco si prepararono per il lungo viaggio che li avrebbe portati in questo nuovo luogo.
Fiaba di Carta Liberata