Leonardo urbanista. A cura di Luigi Chiesa.
Leonardo dal 1482 è a Milano come incaricato di Lorenzo de’ Medici per consegnare al duca Ludovico Sforza un raffinato strumento musicale, una lira a forma di testa di cavallo e per proporgli i suoi servigi.
Al suo arrivo trova una città caotica e carica di ribollente alacrità.
A poco a poco riesce a conquistarsi la fiducia del suo mecenate, questo gli permette di proporre la ristrutturazione dell’intero impianto idrico della città che lo ospita. L’idea era quella di ripristinare le fogne alla cui manutenzione non si pensava più da secoli.
La complessità ed i costi di questa operazione, dissuasero il duca Ludovico il Moro dal procedere nell’opera.
Successe che i ratti che le abitavano diffusero la peste in tutta la città. (1485) Leonardo rimase colpito da questa pestilenza e si propose di indicare alcuni accorgimenti che tutelassero l’igiene ed il benessere della popolazione.
Per questo suggerì il decentramento dell’aggregato urbano con la costruzione di nuclei abitati nelle campagne circostanti la città .
Qui doveva alloggiare la “poveraglia” che ammassata “a similitudine di capre” nei quartieri poveri della città, costituiva un continuo pericolo per la sanità pubblica.
Ottenuto in tal modo lo sfollamento della città, questa è immaginata da Leonardo come disposta a scacchiera entro un fascio allargato a fuso di vie principali di attraversamento, avente per asse un “canale maggiore” a deflusso rapido “acciò che non corompessi l’aria della città”, affiancato
da minori canali. Grandi vie trasversali segnano poi i confini di separazione di quartieri distinti, in cui han da vivere gli artigiani, i mercanti, i “gentili omini” ai quali è aperto l’adito alla dimora principesca.
Tale schema urbanistico risponde ad idee ben radicate nella mente di Leonardo, infatti vi insiste allorché traccia i progetti per Ludovico il Moro ma vi ritorna più tardi per un disegno di riforma ideale dell’abitato di Firenze.
La presenza e l’attraversamento di una via fluviale importante sembra al Maestro necessaria non solo per l’economia dei traffici, ma anche e vieppiù per i servizi igienici. Egli pensa alla possibilità di ottenere, per mezzo di chiuse e di mulini disposti all’ingresso in città dei canali, efficaci lavaggi delle sedi stradali ed un completo smaltimento dei rifiuti.
Per riuscire a questo i canali si troveranno ad un livello inferiore rispetto alle strade “basse” aperte al passaggio dei “cari ed altre some ad uso e comodità del popolo”, in modo da poter immettere direttamente negli scantinati e nei locali di raccolta dei rifiuti, giacchè Leonardo vuole “ che né canali niente si gitti, e vadino essi canali direto alle case”, là dove esse aprono gli accoglienti loro portici.
Questa idea fa parte di una progettazione più ampia riguardante una città ideale di cui disegna vari particolari che uniti danno corpo a come poteva presentarsi tale città se fosse stata costruita.
basse al commercio ed al trasporto delle merci. Ampie e ben arieggiate erano anche le strade sottostanti il palazzo, destinate al traffico degli animali e del commercio.
La superiore armonia di un siffatto ambiente urbano risulta utopistica solo per il ricollegamento al tempo ed alla società storica che ebbe la fortuna di dare occasione ad immaginazioni tanto sublimi.
Le sue progettazioni non furono capite ma oggi, a noi, è dato di cogliere tutta la preveggenza presente nelle idee di Leonardo.
La separazione del traffico in sedi stradali distinte, di sfollamento degli aggregati urbani, di proporzionalità tra la larghezza delle strade e l’altezza delle case, di unificazione degli impianti igienici, di rapporti tra caseggiato e aerazione, fra ambiente abitato e zone di respiro.
La città di Leonardo risulta essere, in definitiva, come un nucleo dello spirito: la più alta espressione della civiltà del Rinascimento.