Il sommergibile Enrico Toti costruito in tre anni, negli stabilimenti Fincantieri di Monfalcone, con lo scopo militare di rilevare i lanciamissili sovietici durante il periodo della Guerra Fredda, anni di grande tensione tra America e Unione Sovietica.
Il così detto “killer” dei mari, faceva parte della classe formata da unità SSK (Submarine-Submarine Killer), ovvero sommergibili destinati ad individuare e distruggere altri sommergibili, soprattutto a propulsione nucleare.
I suoi “gemelli” furono i noti Dandolo, Mocenigo e Bagnoli e, senza dubbio, può essere considerato un grandissimo esempio di avanzata tecnologia navale italiana, è il primo sommergibile costruito nel nostro paese negli anni successivi al dopoguerra ed è famoso in tutto il mondo.
Le sue misure sono importanti: 46 metri di lunghezza, 5 metri di larghezza e il suo peso, senza gli armamenti, si aggira intorno alle 340 tonnellate. La velocità massima che poteva a raggiungere era di circa 14 nodi (26 km/h circa) ed era in grado di invertire la rotta di 180°, girando su se stesso in appena 250 metri, mentre raggiungeva la profondità di 300 metri.
L’equipaggio era composto da 4 ufficiali e 22 sottoufficiali e, anche se non è possibile sapere quanti siluri abbia sparato nella sua “carriera” perché l’informazione è coperta dal segreto militare, possiamo affermare con certezza che non ha mai preso parte ad azioni di guerra, ma ha partecipato a numerosissime esercitazioni nel Mar Mediterraneo.
Qual è la differenza tra sommergibile e sottomarino?
Il primo è un battello che si può immergere ma che è ottimizzato per la navigazione in superficie, il secondo è costruito appositamente per la navigazione in immersione: i due termini vengono spesso usati indifferentemente, ma in realtà c’è una bella distinzione.
Fu consegnato nel 1968 alla Marina Militare e venne tolto dal servizio soltanto nel 1999. Nel 2001 la stessa Marina lo ha donato al Museo della scienza e della tecnologia di Milano, facendogli compiere un lungo viaggio iniziato a Cremona, dove il Toti “risiedeva” ormai da diversi anni. Per portarlo fino a Milano, con una lunga traversata di 93 km, conclusasi il 14 agosto 2005, sono stati necessari ben sette giorni di viaggio e due carrelli mobili, con ben 240 ruote, che in totale misuravano 62 metri e pesavano 458,20 tonnellate.
Il viaggio del “killer” dei mari è stato seguito da moltissime persone, circa 150.000, durante le varie tappe che l’hanno portato lentamente a destinazione: viaggiava alla velocità di 6 km orari ed è chiaramente stato necessario fermare e deviare il traffico, tram e metropolitane per accoglierlo in città, oltre ad adottare importanti misure di sicurezza.