Barack Hussein Obama II,
nato nel caldo agosto del 1961, e’ diventato il 44′ presidente degli Stati Uniti d’America, insediandosi ufficialmente in carica il 20 gennaio 2009. Un po’ della sua storia…Tutti i giornali e le televisioni del mondo hanno parlato ampiamente di lui, tanto da rendere difficile pensare che qualcuno possa non aver ben in mente il suo viso sorridente e il fatto che sia ilprimo presidente americano afroamericano, ovvero ”un po’ piu’ scuro di carnagione” della maggior parte di noi italiani e degli stessi americani.
Il papa’ di Obama infatti, proveniente dal Kenia e quindi di colore, sposo’ una giovane americana e il piccolo Barack nacque alle Hawaii, in un vero paradiso tropicale dove tutti sognano di fare, prima o poi, una bella vacanza. Seppure il piccolo Obama abbia passatoun’infanzia non sempre semplice, in quanto i suoi genitori si separarono e successivamente il papa’ mori’ (padre che vide davvero molto poco nella sua vita) il ragazzo fu sempre molto acuto, intelligente e utilizzo’ ogni esperienza successagli, anche quella più negativa, per imparare, senza perdersi mai d’animo, rinforzando il suo gia’ allora molto forte carattere.Dopo i suoi studi, a scuola fu sempre molto diligente e con voti invidiabili, divenne prima avvocato e poi senatore dell’Illinois (uno dei tanti stati americani), senza risparmiarsi mai fatiche e difficolta’. Da subito si dimostro’ assolutamente molto attivo all’interno della comunita’ e cerco’ sempre di battersi con massimo impegno per i suoi nobili ideali, come ad esempio aiutare le famiglie piu’ in difficolta’ e cercare di rendere la sicurezza un diritto di tutti, facendo, anche e soprattutto, una cosa che sembra semplice a dirsi, ma che in realta’ difficilmente un politico pratica: ascoltare ecollaborare anche con i suoi avversari.In America infatti esistono principalmente due partiti, quello Democratico (di Obama) e quello Repubblicano, il primo ha una filosofia molto piu’ vicina alla classe lavoratrice, il secondo e’ più conservatore e favorisce la diffusione del libero commercio. Obama dimostro’ fin dagli inizi che il confronto con gli altri e’ il modo giusto per andare avanti nella maniera piu’ corretta, senza osteggiarsi inutilmente. Piu’ tardi Obama si sposo’ con Michelle e, prima di diventare presidente degli Stati Uniti, aveva già formato una bella famiglia diventando il papa’ di due bambine: Malia Ann e Natasha.
L’uomo del cambiamento.
Come mai Obama e’ riuscito a vincere le elezioni, sbaragliando una grande avversaria come Hillary Clinton nelle primarie, ritenuta la grande favorita dai sondaggi? Cosa piace tanto alla gente di quest’uomo e delle sue idee?L’America aspettava da tempo un mutamento tangibile, forte che l’aiutasse finalmente ad entrare nell’epoca delle pari opportunita’ e la modernizzasse davvero. Infatti, dopo anni in cui molti personaggi di colore, come Martin Luter King o Malcom X, si sono battuti e sono addirittura morti per ottenere il rispetto dei diritti civili di ogni individuo, indipendentemente dalla sua razza, colore o appartenenza politica, questo nuovo presidente e’ la prova in carne ed ossa che cambiare si puo’ e si deve.Obama ha avuto da subito le idee chiare e non ne ha fatto alcun mistero: lottare contro la convinzione che la potenza risolva ogni cosa, che la forza militare sia motivo di crescita e di sviluppo e puntare invece sulle capacita’ di ognuno e sulla voglia di migliorarsi che arricchisce e rafforza se stessi e , allo stesso tempo, l’intera comunità.
Lavorare su se stessi e ”mettercela tutta” significa portare vantaggio a tutti gli altri: alla nostra classe, alla nostra famiglia, al nostro paese, al nostro mondo. Con il suo ormai famosissimo yes we can (si, possiamo) motto di tutta la sua campagna elettorale, Obama ha spinto tutta l’America a mettersi in gioco, a ricostruirsi, a brillare di nuovo, nonostante tutte le chiare difficolta’ anche economiche del momento. Il nuovo presidente non ha promesso strade facili e soluzioni a portata di mano, ma ha chiamato a raccolta tutti i cittadini e li ha spinti a tirare fuori la loro voglia di farcela, di essere parte di quella trasformazione positiva. Obama non parla di bianchi e neri, di uomini e donne, di bambini e di anziani, di malati o di persone sane, di disoccupati o lavoratori, ma parla a tutti, indistintamente, perche’ ognuno puo’ essere parte del cambiamento, nel suo piccolo e secondo le sue possibilita’. Per questo, come mai era successo prima, in America milioni di persone sono andate a votare pur sopportando code lunghissime, anche di 4 ore. Tutti si sono mossi spinti da questa aria di nuovo e di svolta e hanno creduto a quell’uomo che, in una parte del suo discorso dopo essere stato eletto dice:
Questo e’ il nostro tempo, di rimettere la gente al lavoro, di aprire le porte a possibilita’ per i nostri figli, di far tornare prosperita’ e portare avanti la causa della pace; di ribadire il sogno americano e ribadire la verita’ che anche se tanti, noi siamo una cosa unica; che se respiriamo, speriamo. E dove ci scontriamo con cinismo e dubbi e coloro che ci dicono che non ce la possiamo fare, noi rispondiamo loro con quella fede senza fine che crea lo spirito di una nazione: YES WE CAN
Anche noi allora, nel nostro paese e nella nostra realtà non necessariamente americana possiamo essere l’energia che plasma, che rinforza, che nutre. Diamoci da fare!