La storia deologica d’Italia…
L’AUMENTO DI TEMPERATURA NEL MANTELLO PROVOCA LA FUSIONE DI MATERIALE CHE RISALE E PREME CONTRO LA CROSTA TERRESTRE FINO A DIVIDERLA IN DUE PARTI.
LA PANGEA COMINCIA A LACERARSI.
La risalita di calore può esaurirsi dopo un certo tempo e in quel caso cessano anche i processi che tendono a rompere in due un continente. La superficie terrestre resterà segnata da lunghe vallate chiamate graben (ad esempio, l’attuale graben del Reno), localizzate nel punto in cui la crosta continentale si era arcuata e fratturata.
Se il processo non si arresta, il graben tende ad allargarsi e a separare definitivamente in due il blocco continentale. Il movimento di separazione provoca uno stiramento nella crosta continentale fino a che diventa più sottile del normale. Più o meno come se si tentasse di tirare in due direzioni opposte una piastra di gomma dopo averne riscaldato la parte centrale. Il fondo del graben, costituito da crosta assottigliata dallo stiramento, può essere interessato da attività vulcanica prodotta dal materiale fuso che dal mantello raggiunge la superficie.
Nella storia della Pangea, la risalita di calore non si è interrotta dopo la fase di inarcamento e, intorno a 220 milioni di anni fa, il grande continente comincia a lacerarsi in corrispondenza del graben. Il movimento di distensione della crosta si protrae per qualche decina di milioni di anni. La continua erosione di materiale, insieme alla spinta che allontana uno dall’altro i due blocchi continentali e, in alcuni casi, anche il peso delle colate di lava che si ammassano e raffreddano in superficie o nelle fratture prodotte dallo stiramento, finiscono con l’approfondire in maniera irregolare la zona.
In alcuni punti, il graben viene a trovarsi più basso rispetto a quello del mare circostante. Le aree più depresse sono invase dall’acqua marina e si formano bacini salati che si approfondiscono e si chiudono in tempi abbastanza brevi dal punto di vista geologico.
Il materiale eroso durante la fase di distensione crostale viene depositato parte sul continente, parte in mari abbastanza profondi e parte in lagune a circolazione d’acqua limitata. Nei bacini più ampi, le particelle grossolane si depositano in prossimità della costa, mentre quelle fini possono raggiungere le zone più profonde e più lontane dalle terre emerse. Negli specchi d’acqua più bassi o con poco ricambio d’acqua si formano depositi derivanti dalla frequente evaporazione dell’acqua salata.
Le rocce che si sono formate dai sedimenti prodottisi in questa fase sono di tipo diverso, ma hanno in comune la caratteristica di rispecchiare la presenza di mari soggetti a rapide variazioni di profondità, intercalati a ampie zone emerse.
Le rocce più diffuse sono le arenarie di mare basso (Formazione del Servino) le evaporiti (Formazione a Bellerophon, dolomie cariate come la Carniola di Bovegno.
[tratto da http://vulcan.fis.uniroma3.it/lisetta/adamello/adamello.html]