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Il Piccolo Principe [Antoine de Saint-Exupéry] cap. 9°

CAPITOLO IX

Io credo che egli approfitto’, per venirsene via, di una migrazione di uccelli selvatici.
Il mattino della partenza mise bene in ordine il suo pianeta.
Spazzo’ accuratamente il camino dei suoi vulcani in attivita’.
Possedeva due vulcani in attivita’.
Ed era molto comodo per far scaldare la colazione del mattino.
E possedeva anche un vulcano spento.
Ma, come lui diceva, “non si sa mai” e cosi’ spazzo’ anche il camino del vulcano spento.

Se i camini sono ben puliti, bruciano piano piano, regolarmente, senza eruzioni. Le eruzioni vulcaniche sono come gli scoppi nei caminetti.
E’ evidente che sulla nostra terra noi siamo troppo piccoli per poter spazzare il camino dei nostri vulcani ed e’ per questo che ci danno tanti guai.
Il piccolo principe strappo’ anche con una certa malinconia gli ultimi germogli dei baobab. Credeva di non ritornare piu’.
Ma tutti quei lavori consueti gli sembravano, quel mattino, estremamente dolci.
E quando innaffio’ per l’ultima volta il suo fiore, e si preparo’ a metterlo al riparo sotto la campana di vetro, scopri’ che aveva una gran voglia di piangere.
“Addio”, disse al fiore.
Ma il fiore non rispose.
“Addio”, ripete’.
Il fiore tossi’. Ma no era perche’ fosse raffreddato.
“Sono stato uno sciocco”, disse finalmente, “scusami, e cerca di essere felice”.
Fu sorpreso dalla mancanza di rimproveri. Ne rimase sconcertato, con la campana di vetro per aria. Non capiva quella calma dolcezza.
“Ma si’, ti voglio bene”, disse il fiore, “e tu non l’hai saputo per colpa mia. Questo non ha importanza, ma sei stato sciocco quanto me. Cerca di essere felice. Lascia questa campana di vetro, non la voglio piu'”.
“Ma il vento…”
“Non sono cosi’ raffreddato. L’aria fresca della notte mi fara’ bene. Sono un fiore”.
“Ma le bestie…”
“Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano cosi’ belle. Se no chi verra’ a farmi visita? Tu sarai lontano e delle grosse bestie non ho paura. Ho i miei artigli”.
E mostrava ingenuamente le sue quattro spine.
Poi continuo’:
“Non indugiare cosi’, e’ irritante. Hai deciso di partire e allora vattene”.
Perche’ non voleva che io lo vedessi piangere. Era un fiore cosi’ orgoglioso…

Il Piccolo Principe [Antoine de Saint-Exupéry] cap. 1°

CAPITOLO I

Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato “Storie vissute della natura”, vidi un magnifico disegno.
Rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale.
Eccovi la copia del disegno.
C’era scritto: “I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla.
Dopo di che non riescono piu’ a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede”.
Meditai a lungo sulle avventure della jungla.
E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno.
Il mio disegno numero uno. Era cosi’:
il piccolo principe2

Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava.
Ma mi risposero: “ Spaventare? Perche’ mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?” .
Il mio disegno non era il disegno di un cappello.
Era il disegno di un boa che digeriva un elefante.
Affinche’ vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa.
Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi.
Il mio disegno numero due si presentava cosi’:

il piccolo principe - cappello
Questa volta mi risposero di lasciare da parte i boa, sia di fuori che di dentro, e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica e alla grammatica.
Fu cosi’ che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore.
Il fallimento del mio disegno numero uno e del mio disegno numero due mi aveva disarmato.
I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.
Allora scelsi un’altra professione e imparai a pilotare gli aeroplani.
Ho volato un po’ sopra tutto il mondo: e veramente la geografia mi e’ stata molto utile.
A colpo d’occhio posso distinguere la Cina dall’Arizona, e se uno si perde nella notte, questa sapienza e’ di grande aiuto.

Ho conosciuto molte persone importanti nella mia vita, ho vissuto a lungo in mezzo ai grandi.
Li ho conosciuti intimamente, li ho osservati proprio da vicino.
Ma l’opinione che avevo di loro non e’ molto migliorata.
Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l’esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato.
Cercavo di capire cosi’ se era veramente una persona comprensiva.
Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: “E’ un cappello”.
E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle.
Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte.
E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile.