Nelson Rolihlahla Mandela
Il 5 dicembre sarà ricordato come il giorno della morte del “simbolo mondiale della lotta al razzismo”, Nelson Mandela, un uomo che ha combattuto per l’integrazione del popolo del Sudafrica per tutta la sua vita. Nonostante abbia passato 27 anni nelle galere del regime segregazionista, non ha mai pronunciato parole di vendetta ma con il suo perdono e il suo esempio di vita ha riconciliato il suo Paese evitando lotte sanguinose.
Conosciamolo meglio: la sua lunga vita, passo dopo passo.
Nelson Rolihlahla Mandela è nato Mvezo, un piccolo villaggio sulle rive del fiume Mbashe nella regione di Umtata, il capoluogo del Transkei, nel sud est del Sudafrica, il 18 luglio 1918. Mandela è il cognome preso dal nonno. Il nome Rolihlahla (significa “colui che provoca guai”) gli fu dato alla nascita mentre Nelson gli fu assegnato alle scuole elementari. Madiba è il suo nome dell’etnia Xhosa, all’interno del clan di appartenenza.
Mandela è cresciuto nel suo villaggio, a Mvezo; nel 1941, a 22 anni, ancora studente di legge, viene messo di fronte all’obbligo (come tutti i ragazzi della età) di doversi sposare con una ragazza scelta dal capo del villaggio. Non accettando questa imposizione decide di scappare a Johannesburg.
Nel 1942 iniziò la sua lotta nell’opposizione al regime sudafricano che negava i diritti politici, sociali, civili alla maggioranza nera sudafricana. In quell’anno entrò a far parte dell’African National Congress (ANC) e due anni dopo fondò l’associazione giovanile Youth League, insieme a Walter Sisulu, Oliver Tambo e altri.
Nel 1948 il Partito Nazionale vinse le elezioni. Era il partito di etnia bianca del Sudafrica che promuoveva l’apartheid (vuol dire “separazione”) cioè la politica di segregazione razziale, rimasta in vigore fino al 1993. Era un regime di restrizione dei diritti civili razzista, le persone erano separate nella vita quotidiana in base al colore della pelle. Ad esempio, un nero non poteva mangiare in un ristorante di bianchi, usare gli stessi servizi igienici, frequentare la stessa scuola, andare al cinema, ecc. Chiunque si opponeva al sistema dell’apartheid subiva conseguenze penali. I neri venivano deportati con la forza nelle cosiddette “homeland del sud”, erano costretti a lasciare le loro case e gli affetti e non potevano godere di alcun tipo di diritto. Le Nazioni Unite, riunite in assemblea generale nel nel 1973, dichiararono l’apartheid un crimine internazionale e nel 1976 fu inserito nella lista dei crimini contro l’umanità.
Nel 1952 Mandela partecipò alla campagna di resistenza organizzata dall’ ANC e nell’ assemblea popolare del 1955, venne adottata la Carta della Libertà che stabilì il fondamentale programma della causa anti-apartheid. In questi anni Mandela e il suo compagno avvocato Oliver Tambo fondarono l’ufficio legale Mandela e Tambo e fornirono assistenza gratuita o a molte persone di colore.
Nelson Mandela fu uno dei leader del movimento anti-apartheid ed ebbe un ruolo determinante nella caduta di quel regime; coinvolto nella lotta di massa, fu arrestato con ad altre 150 persone il 5 dicembre 1956. Venne accusato di tradimento, il processo durò sino al 1961 quando tutti gli imputati vennero assolti.
Nel 1960 Mandela appoggiò la lotta armata (dopo l’uccisione di manifestanti disarmati a Sharpeville e nel 1961 divenne il comandante dell’ala armata Umkhonto we Sizwe dell’ANC che intraprese azioni di sabotaggio contro l’esercito e gli obiettivi del governo per porre fine all’apartheid.
Nell’agosto 1962 fu arrestato dalla polizia sudafricana e venne imprigionato per 5 anni con l’accusa di viaggi illegali all’estero e incitamento allo sciopero Il 12 giugno 1964 venne condannato all’ergastolo con l’imputazione di coinvolgimento nell’organizzazione di azione armata, di sabotaggio (del cui reato Mandela si dichiarò colpevole) e di cospirazione per aver cercato di aiutare gli altri Paesi a invadere il Sudafrica (reato del quale Mandela si dichiarò invece non colpevole).
Nel 1985 rifiutò l’offerta di libertà condizionata in cambio di una rinuncia alla lotta armata e rimase in prigione fino all’11 febbraio del 1990 quando le crescenti proteste dell’ANC e le pressioni della comunità internazionale portarono al suo rilascio su ordine del Presidente sudafricano F.W. de Klerk, dopo una detenzione di circa 27 anni.
Nel 1993 Mandela e de Klerk ottennero il Premio Nobel per la pace ( Mandela era già stato in precedenza premiato con il Premio Lenin per la pace nel 1962 e il Premio Sakharov per la libertà di pensiero nel 1988).
Nel 1994 Mandela fu eletto il primo capo di stato di colore ed ebbe De Klerk come vice presidente; dal maggio 1994 al giugno 1999 (anno del suo abbandono della presidenza) si dedicò al cambiamento dal vecchio regime basato sull’apartheid al nuovo basato sulla democrazia, sostenne la riconciliazione nazionale e internazionale e tutto questo gli valse il rispetto e l’ammirazione del mondo. Nel 1994 per la prima volta tutte le razze ebbero uguale diritto di voto, il 27 aprile si celebra l’anniversario delle elezioni a suffragio universale che hanno portato al governo l’African National Congress (ANC) in Sudafrica, questo è appunto considerato il giorno della Festa della Libertà.
Dal 1999 al 2004 Mandela ha proseguito il suo impegno e la sua azione di sostegno alle organizzazioni per i diritti sociali, civili e umani, ha ricevuto numerose onorificenze e ha tenuto conferenze, nel giugno 2004, all’età di ottantacinque anni, si è ritirato dalla vita pubblica per passare il maggior tempo possibile con la sua famiglia.
Nel 2008, per il suo novantesimo compleanno di Mandela, si è svolto un grande concerto all’Hyde Park di Londra: erano presenti circa cinquecentomila persone.
Dal marzo 2013 si riacutizzano i suoi problemi polmonari dovuti alla tubercolosi contratta durante la carcerazione, la sera del 5 dicembre 2013 Madiba ci lascia per continuare a proteggerci e a guidarci da un’altra dimensione.