Ci sono quelle fatte subito, poi ci sono quelle differite nel tempo «Se anche ieri avessi fatto così..», poi ancora ci sono quelle velate.
Esse sono le “critiche” fatte al bambino.
Criticare vuol dire “valutare qualcosa”, solo che spesso le usiamo per valutare “in negativo” l’operato del bambino stesso.
Sembra più forte di noi.
Sottolineiamo che non ha finito tutti i compiti (ma non diciamo nulla di quelli che invece ha fatto); lo richiamiamo perché ha sbagliato il risultato (ma non lo elogiamo se la procedura era corretta); lo puniamo perché non ha ancora imparato a memoria la poesia (senza dire nulla sul impegno di averci almeno provato e poi ci sentiamo in colpa con noi stessi).
Ed alla fine che cosa otteniamo?
Un bambino che avrebbe potuto essere incentivato nei compiti che già sapeva fare, non li fa più. Nelle operazioni di cui ne aveva appreso la procedura, non ne farà altre.
Esservi arrabbiati per la poesia, non ha poi avuto il risultato di avergliela fatta imparare a memoria ma ha solo aumento il vostro senso di colpa post-rimprovero.
Insomma, nel bambino, c’è sempre qualcosa che non va.
Fate ora questa simulazione mentale, e rispondete.
Tra 10 esercizi fatti, cui 9 sbagliati, cosa potrebbe essere più utile dire:
Risp. 1 «Ne hai sbagliati 9! Adesso ricominci e non ne sbagli neppure uno!».
Risp 2 «Bravo! Ne hai fatto giusto uno, adesso riprova e fanne giusti almeno 2».
Per ogni comportamento del nostro figlio/studente, possiamo trovare qualcosa di positivo su cui incentivarlo. Sta a noi la scelta se dargli fiducia o sfiduciarlo del tutto.
→ INSEGNAMENTO ««Quando un bambino vi chiederà “Che cosa ho sbagliato?”.
Rispondiamogli: “Sei invece contento delle cose giuste che hai imparato?”.
Perché l’apprendimento è ciò che di positivo viene sottolineato»».
Dott. Gianluca Lo Presti